Eric Clapton

 

Jimi Hendrix

 

Rolling Stones

 

 

 

The Waterboys

 

 

TRE ACCORDI D'ACCORDO

 MIm - RE - DO

Chiariamoci subito: questa non è una lezione di armonia (non saprei da dove cominciare): è una dichiarazione d'amore! E' un sentimento che si è insinuato piano piano fino ad esplodere nel mio petto (e nelle mie orecchie) ed oggi ho deciso di fare coming out, uscire allo scoperto, gridarlo ai quattro venti.

Da dove vogliamo iniziare? Non andrò in ordine cronologico, ma secondo la mia storia personale. Ecco, partiamo da Eric Clapton e dalla sua Ain't Going Down (che io ho coverizzato in Mai Più Giù). Siamo nel 1983, l'album è Money and Cigarettes, con la spiritosa copertina della Stratocaster stropicciata sull'asse da stiro, che Eric battezzò così col suo solito humour anglosassone poiché, dopo essere stato disintossicato dall'eroina ed essere faticosamente in viaggio per uscire dalla dipendenza dall'alcol "mi pareva che mi fosse rimasto solo quello: spiccioli e sigarette". Il pezzo è incalzante, la tonalità originale è in Do diesis, ma a istinto la trasporto un po' sopra: una rapida successione di Mi minore Re e Do e poi ancora Re e così via. Sono accordi facili, nessun barré, il mignolo può riposare, il giro si ripete e si ripete ossessivo, il Mi minore è inquieto, il Do perentorio, il Re sornione fa da cerniera. "C'è chi la chiama paura, chi ragionevolezza…" ed Eric, Ariete testardo e autocritico, ci spiattella le sue ansie e le sue insicurezze, ma anche il suo orgoglio di musicista senza compromessi.

Un attimo dopo, la folgorazione: anche All Along The Watchtower (Dylan è grande e Hendrix è il suo profeta) si snoda su quella sequenza! Wow! L'avete presente, sì, il solo centrale di Jimi, summa di genio e fantasia? Assolo che piacque tantissimo anche a Sua Bobbità Dylan.

Quel marpione di Keith Richards ("… bastano cinque corde, due dita e uno stronzo") confonde un po' le acque e alterna Mi minore, maggiore e con la quarta sospesa, ma non ci sono dubbi, anche Gimme Shelter è costruita così. "Stupro, omicidio, sono appena a un passo… l'amore, sorella, è a appena un bacio…"

Ancora Eric, in Forever Man. Il pezzo però non è suo, è del cantautore texano Jerry Lynn Williams "un tipo esagerato, che somigliava a Jack Nicholson e cantava come Stevie Wonder" e gli è stato "suggerito" dalla Warner che trova debole e poco commerciale il materiale registrato fino a quel momento per Behind The Sun. Eric si incazza, ma poi ci ripensa e accetta di registrare altri tre pezzi. E gira un filmato; il massimo che può concedere alla neonata moda dei video-clip è farsi riprendere mentre viene ripreso mentre suona. "La musica, per me, è sempre stata qualcosa da godere a occhi chiusi, creandosi le proprie immagini."

L'album è inciso con la collaborazione di Phil Collins. Anche lui, cinque anni prima, è caduto nella rete dei Tre Accordi Magici, il suo primo hit In The Air Tonight, rabbioso sfogo contro la prima moglie. "Beh, se mi avessi detto che stavi affogando, non ti avrei dato nessuna mano - ho già visto il tuo viso, amica mia, ma non so se tu sai chi sono io - beh, io c'ero e ho visto ciò che hai fatto, l'ho visto con i miei stessi occhi, quindi puoi cancellare quel ghigno - so dove sei stata, é stata tutta una montagna di bugie".

Poi, anni dopo, una botta, una (ri)scoperta emozionante e sconvolgente con i Blue Oyster Cult e il loro principale successo, grintoso e commovente, Don't Fear The Reaper. "Le stagioni non temono il mietitore - Neppure il vento, il sole o la pioggia - Possiamo essere come loro - Andiamo tesoro... Non temere il mietitore - Tesoro prendi la mia mano... - Non temere il mietitore - Saremo capaci di volare... - Non temere il mietitore - Tesoro sono il tuo uomo." E ancora i Tre Accordi a inseguirsi e dare il tempo e piangere e gridare.

Fu allora che divenne una frenesia, una caccia, una missione: cercare i Tre ovunque si fossero nascosti, magari solo in un ritornello o una strofa. Eccoli, eccoli nella ironica e sofisticata Bette Davis Eyes di Kim Carnes, nella sofferente Feel So Different della controversa e provocatoria Sinead O'Connor, nella tintinnante e scura Donkey Jaw degli America riscattata da una cavalcata finale contro il tramonto e nell'acre ritornello di American Roulette del mezzo-sangue Robbie Robertson sulle vite e i talenti di James, Marylin e Elvis travolti dal mito del successo.  

E così nasce la voglia di creare una compilation di canzoni tutte costruite su quei Tre Magici Mattoni. E' quella che state leggendo e guardando, cliccando sui titoli per vedere e ascoltare i relativi video. E non ci fermeremo al rock, non è vero? I confini fra generi musicali sono dei veli impalpabili, figuriamoci se possono impedire a quei tre intriganti di penetrare ovunque! Li ritroviamo nel folk anglosassone, nella musica celtica, l'altra gamba (insieme al blues) su cui sto in piedi. Ecco due ballate sulla lotta dell'Irlanda per la sua libertà, entrambe risalgono alla fine del diciottesimo secolo, entrambe eseguite dal vivo, la prima The Wind That Shakes The Barley con il quartetto dei Catweasle, la seconda Sean Van Voght, io e Donata Guerci, il duo Red Fox. Sempre tre accordi, sempre quelli, necessari e sufficienti per esprimere ogni emozione.

E concludo con la summa dei generi, con i multiformi Waterboys di Mike Scott e di quel gigante del violino che è Steve Wickham e la loro Pan Within "Vieni con me in un viaggio sotto la pelle – troveremo insieme il calice Profondo…"

In quel calice stanno nascosti - manco a dirlo - un pensoso Mi minore, un allegro Re e un autorevole Do.

 

3/5/2013

* * * * *

 Home:  www.bluestyle.org