SOCRATE
& GLI AMICI DI FABER
Palcoscenico
Aperto - Cascina Govean 4/04/09
Il
benemerito e ben noto Comitato e il suo baffuto Presidente ha
lanciato un nuovo progetto, intitolato Palcoscenico Aperto: nella
bucolica e luminosa cornice di Cascina Govean, sita nei confini del
collinare Parco Bellagarda, pittori, lettori, romanzieri, poeti,
attori e musicisti, invitati e selezionati dai Grandi Saggi,
potranno presentare le loro arti a un caloroso pubblico di amici e
appassionati. Per una volta mi sono spavaldamente proposto come
attore, volendo portare in scena, dopo quasi un trentennio dalla
prima volta, una delle "interviste impossibili", serie
radiofonica degli anni '70, dove importanti e noti autori
intervistavano incredibilmente e anacronisticamente importanti e
noti personaggi storici. La scelta iniziale era caduta sul
settecentesco esimio vate Vincenzo Monti ("gran traduttor dei
traduttor d'Omero", come lo sfotteva il Foscolo), già
realizzata a suo tempo con Fulvio. Ma dopo una più attenta analisi
dei testi a disposizione, avevamo di comune accordo ripiegato su
Socrate, anche se il mio ardito e fantasioso collega pretendeva di
espormi al pubblico sommariamente ricoperto da una lacera tunica,
con catene alle caviglie e introducendo nella scena la ferale tazza
di cicuta. Fortunatamente venimmo poi ad un accettabile compromesso
e la recita si potè svolgere senza risvolti raccapriccianti (ed
infatti sono ancora vivo).
Anche
la componente musicale era stata fiduciosamente affidata in regia al
sottoscritto, che anche qui decise di coinvolgere e consultare il
suo vulcanico e cancerino amico. E la sua idea fu di organizzare un
omaggio a De Andrè, cadendo di questi tempi il decennale della sua
scomparsa, e di farlo alla grande, radunando intorno alle nostre due
voci/chitarre (e con me avrebbe debuttato Honey, la mia superba e
pregiatissima nuova Taylor a dodici corde) il più numeroso gruppo
di cantanti e strumentisti mai visto e mai gestito. La proposta però
non era di così facile realizzazione a causa della data ormai
imminente dell'evento, nonché del fatto che il tempo per
assemblare, armonizzare, regolare, incastrare, ammaestrare,
affiatare un gruppo è direttamente e esponenzialmente proporzionale
al numero dei componenti. Alla fine avevano risposto all'appello
Marcello, Dario e l'ugola di Cristina, il che permetteva comunque di
contare su una line-up di tutto rispetto (basso, batteria, chitarre,
tastiere) e ben quattro voci soliste. Ci battezzammo "Gli Amici
di Faber" e ci preparammo all'evento.
Invecchiando
si perde la focosità della gioventù, o forse solo l'energia e la
vis polemica che decadono come isotopi a bassa radioattività, ed io
non mi sento di riproporvi le discussioni, gli scontri filosofici,
le divisioni, i dibattiti, le votazioni sulla scelta del repertorio,
gli arrangiamenti, le partiture, i tempi, i ritmi, gli obbiettivi,
le tonalità, i gusti, gli accenti, le finiture, i cori, i
controcanti e quant'altro. Vi basti sapere che, con un numero di
prove (a organico completo) dispari e inferiore a tre, ci
presentammo infine sull'apertissimo e spifferato palcoscenico. Che
dire? Fabrizio era noto per il suo terrore nell'affrontare palco e
pubblico e sì che lui era De Andrè! Noi, invece, fatti di altra
pasta e di altra sfacciataggine, ci siamo allegramente e
incoscientemente accompagnati alle sue poesie, alle sue invettive,
alle sue storie di pescatori, marinai di foresta, generali dagli
occhi turchini, masticando e sputando miele e cera, inventariando
quello che non avevamo, cervi cacciati e venduti, mulattiere di mare
e raccontando personaggi di nome Franziska, Geordie, Nina e
Angiolina.
Come
dite? Nella nostra band notate una vistosa assenza? Vi chiedete che
fine abbia fatto la scintillante chitarra solista di Andrea "Rolex"
Roletto, che inizialmente aveva dato la sua adesione al progetto?
Purtroppo Andrea s'è perso, s'è perso – e non sa tornare…
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