ESPLOSIONI
Come
esplode un gruppo musicale? Come si frantuma? Bene, ci sono diverse
categorie di dinamiche, dai litigi e insofferenze fra i membri, ai
leader che non vengono riconosciuti tali o, al contrario, che
improvvisamente prendono le redini del gruppo e fan fuori i rivali,
ai dissapori personali, alle divergenze musicali, alla stanchezza,
noia, voglia di respirare aria nuova, nuove ambizioni. Spesso sono i
migliori che vogliono fare un salto di qualità e escono da
un’etichetta comune per godersi visibilità, applausi e gloria in
proprio. Vediamone qualcuno.
Come
la Guerra di Troia non è scoppiata per il ratto di Elena ma per
conquistare l'accesso al grano del Ponto, così i Beatles
non si sono sciolti a causa di Yoko Ono, ma per questioni
economiche. Allen Klein era un volpone ebreo-newyorkese che aveva
convinto i Rolling Stones ad affidarsi a lui per rinegoziare il contratto con
la Decca ed in effetti aveva ricattato e pressato la casa
discografica spuntando ottime condizioni per il gruppo (e per sé).
Mick ne aveva parlato a John che ne era rimasto colpito e aveva
informato i suoi convincendo George e Ringo ad assumerlo come
manager, mentre Paul rimaneva freddo e spingeva invece il futuro
cognato John Eastman. Paul era un po’ rompino in quei giorni,
cercava di smuovere e tirare e guidare il gruppo che pativa il suo
fare da maestrino e così si trovò in minoranza. Di lì a poco
annunciò il suo album solista e la rottura del gruppo. Col senno di
poi possiamo dire che su Klein aveva ragione lui, era un furbone che
badava soprattutto ai propri interessi. Dalla rottura emerse George
che fece subito uscire un album triplo con le composizioni inedite
accumulate negli anni, lampante dimostrazione di come il suo
contributo fosse stato troppo spesso sottovalutato e scartato dagli
altri.
I
Rolling Stones sono tuttora un’inossidabile istituzione e non si
sono mai sciolti. Però nel ’69 Mick e Keith, i due capibastone,
estromettono Brian che, essendo stato il fondatore del gruppo e
probabilmente il più dotato musicista, era convinto di essere lui
il leader o almeno di essere insostituibile. Purtroppo non aveva
capacità compositive e la sua allegra dedizione alle droghe
l’aveva reso anche inaffidabile in studio e sul palco. Morirà di
lì a poco annegato nella sua piscina in circostanze mai chiarite.
Il suo sostituto Mick Taylor, arrivato dopo un paio d’anni di
grande blues con John Mayall, si stufa dopo cinque anni e se ne va
all’improvviso pensando di intraprendere una carriera solista, mai
pervenuta. Il bassista storico Bill Wyman lascia il gruppo dopo 25
anni e si leva qualche sassolino dalla scarpa sui mancati
riconoscimenti in merito a qualche brano, si mormora perfino di Jumpin’
Jack Flash, e dichiarando la sua fedeltà alla memoria di Brian.
Continua a suonare un buon swing con moderata soddisfazione, sua e
nostra.
Eric Clapton lascia gli Yardbirds
perché non vogliono suonare solo purissimo blues e si
commercializzano con For Your
Love, e va con John
Mayall. Poi lascia Mayall perché si è stufato del blues
canonico del leader e, cissato dalle scritte “Clapton è Dio”
che si leggono in Londra, fonda i Cream
per andare oltre. Nei Cream i litigi e le botte fra Jack Bruce e
Ginger Baker lo esasperano, come pure la musica che si appiattisce
su un rock-blues chiassoso e poco ispirato. Si unisce al dotato
Stevie Windwood, accetta ancora una volta il rissoso e eroinomane
Baker alla batteria e fonda i Blind Faith, ma se ne disamora subito, non si impegna e intanto
scopre il fascino della musica americana meno dura e più varia
della Band e di Delaney e Bonnie a cui si unisce per un tour. E’ stufo di essere
al centro dell’attenzione e battezza il nuovo gruppo Derek & The Dominos, ma la casa discografica teme che il
pubblico sia tonto, non capisca, non colga, non compri e così
appiccica sul disco un adesivo con su scritto “Derek is Eric”,
giusto per non correre rischi. Finalmente Eric si mette in proprio e
da quel momento fa quello che gli pare. Clapton è il mio musicista
preferito, ma che pazienza che ci vuole!
Ci
sono quelli bravi che se ne vanno perché il gruppo di origine non
è alla loro altezza, vogliono fare di più e meglio e non avere
condizionamenti. Qui ci mettiamo Jeff Beck, brillante sostituto di Clapton negli Yardbirds; Steve
Winwood che abbandona gli Spencer
Davis Group dopo aver fornito per tre anni hit
come Gimme some lovin’ e I’m a
man; l’irlandese Van “The Man” Morrison che, lasciati i Them, ci mette un po’ a trovare idee e successo con Astral
Weeks; John Fogerty, factotum dei Creedence
Clearwater Revival, che si stufa di dover essere solo lui a far
progredire il gruppo con le sue idee e la sua musica, e li pianta in
asso condannandoli all’insignificanza. In questa categoria ci
metto anche il geniale Pete
Townshend degli Who,
che si prende una pausa ventennale come solista, probabilmente un
po’ stufo delle litigate furiose con Roger Daltrey e bisognoso,
come direbbe Mayall, di “room to move - spazio per muoversi”.
A
proposito di John Mayall,
il “padrino del British Blues”, si trova tre volte ad essere
abbandonato dai suoi ambiziosi solisti, Clapton, Green e Taylor, ma
casca sempre in piedi e successivamente è lui che cerca
costantemente nuove strade, formazioni, sonorità, stili e assume e
licenzia i suoi musicisti con stupefacente regolarità. D’altronde
è un band leader, i suoi gruppi non sono basati su un principio di
uguaglianza ma diretti verticisticamente da lui. E’ lui il boss!
I
litigi e i divorzi sono frequenti, a volte per motivi musicali,
sulla strada da seguire, come per Jet
Harris e Tony Meehan, sezione ritmica degli Shadows guidati dall’occhialuto Hank Marvin, o Mick Abrahams
e Ian Anderson nei Jethro
Tull, ma più spesso per motivi di personalità, di ego e di
voglia di supremazia: il compassato e allineato Roger
McGuinn caccia l’irruento e anarchico David
Crosby dai Byrds; Graham Nash e Stephen Stills
litigano per una questione di donne; lo scontroso Ritchie Blackmore mette più volte il veto sull’estroverso Ian
Gillan nei Deep Purple; Alvin Lee
scioglie i Ten Years After
perché tanto è la sua fumante chitarra che fa la differenza; negli
stessi Simon e Garfunkel
Paul rivendica a muso duro i suoi meriti compositivi ed artistici
fino al divorzio musicale; e poi il nevrotico Roger
Waters e i Pink Floyd;
l’ingovernabile Dave
Mustaine e i Metallica; il camaleontico Peter
Gabriel e i Genesis.
Negli Oasis è noto il
rapporto da fratelli-coltelli dei due Gallagher
che portò all’abbandono di Noel e meno male che lui aveva
chiaramente subordinato la sua appartenenza al gruppo a patto di
esserne l’unico compositore e direttore musicale.
Un
discorso a parte meritano gli Eagles,
dove i fondatori Glenn Frey
e Don Henley riescono a far fuori successivamente per vari motivi i
soci Bernie Leadon, Don
Felder, Randy Meisner.
E
infine ci sono gli abbandoni e gli scioglimenti per il motivo più
ineluttabile e definitivo: la morte di qualche membro. E’
capitato a Doors, Queen, Led Zeppelin, Allman Brothers, Lynyrd
Skynyrd, Nirvana, Canned Heat e tanti altri. Ma questa è un’altra
storia
25/11/2021
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