Beatles

 

Rolling Stones

 

John Mayall e Eric Clapton

 

Byrds

 

Metallica

 

Simon & Garfunkel

 

Creedence Clearwater Revival

 

Eagles

 

 

ESPLOSIONI

 

Come esplode un gruppo musicale? Come si frantuma? Bene, ci sono diverse categorie di dinamiche, dai litigi e insofferenze fra i membri, ai leader che non vengono riconosciuti tali o, al contrario, che improvvisamente prendono le redini del gruppo e fan fuori i rivali, ai dissapori personali, alle divergenze musicali, alla stanchezza, noia, voglia di respirare aria nuova, nuove ambizioni. Spesso sono i migliori che vogliono fare un salto di qualità e escono da un’etichetta comune per godersi visibilità, applausi e gloria in proprio. Vediamone qualcuno.

Come la Guerra di Troia non è scoppiata per il ratto di Elena ma per conquistare l'accesso al grano del Ponto, così i Beatles non si sono sciolti a causa di Yoko Ono, ma per questioni economiche. Allen Klein era un volpone ebreo-newyorkese che aveva convinto i Rolling Stones ad affidarsi a lui per rinegoziare il contratto con la Decca ed in effetti aveva ricattato e pressato la casa discografica spuntando ottime condizioni per il gruppo (e per sé). Mick ne aveva parlato a John che ne era rimasto colpito e aveva informato i suoi convincendo George e Ringo ad assumerlo come manager, mentre Paul rimaneva freddo e spingeva invece il futuro cognato John Eastman. Paul era un po’ rompino in quei giorni, cercava di smuovere e tirare e guidare il gruppo che pativa il suo fare da maestrino e così si trovò in minoranza. Di lì a poco annunciò il suo album solista e la rottura del gruppo. Col senno di poi possiamo dire che su Klein aveva ragione lui, era un furbone che badava soprattutto ai propri interessi. Dalla rottura emerse George che fece subito uscire un album triplo con le composizioni inedite accumulate negli anni, lampante dimostrazione di come il suo contributo fosse stato troppo spesso sottovalutato e scartato dagli altri.

I Rolling Stones sono tuttora un’inossidabile istituzione e non si sono mai sciolti. Però nel ’69 Mick e Keith, i due capibastone, estromettono Brian che, essendo stato il fondatore del gruppo e probabilmente il più dotato musicista, era convinto di essere lui il leader o almeno di essere insostituibile. Purtroppo non aveva capacità compositive e la sua allegra dedizione alle droghe l’aveva reso anche inaffidabile in studio e sul palco. Morirà di lì a poco annegato nella sua piscina in circostanze mai chiarite. Il suo sostituto Mick Taylor, arrivato dopo un paio d’anni di grande blues con John Mayall, si stufa dopo cinque anni e se ne va all’improvviso pensando di intraprendere una carriera solista, mai pervenuta. Il bassista storico Bill Wyman lascia il gruppo dopo 25 anni e si leva qualche sassolino dalla scarpa sui mancati riconoscimenti in merito a qualche brano, si mormora perfino di Jumpin’ Jack Flash, e dichiarando la sua fedeltà alla memoria di Brian. Continua a suonare un buon swing con moderata soddisfazione, sua e nostra.

Eric Clapton lascia gli Yardbirds perché non vogliono suonare solo purissimo blues e si commercializzano con For Your Love, e va con John Mayall. Poi lascia Mayall perché si è stufato del blues canonico del leader e, cissato dalle scritte “Clapton è Dio” che si leggono in Londra, fonda i Cream per andare oltre. Nei Cream i litigi e le botte fra Jack Bruce e Ginger Baker lo esasperano, come pure la musica che si appiattisce su un rock-blues chiassoso e poco ispirato. Si unisce al dotato Stevie Windwood, accetta ancora una volta il rissoso e eroinomane Baker alla batteria e fonda i Blind Faith, ma se ne disamora subito, non si impegna e intanto scopre il fascino della musica americana meno dura e più varia della Band e di Delaney e Bonnie a cui si unisce per un tour. E’ stufo di essere al centro dell’attenzione e battezza il nuovo gruppo Derek & The Dominos, ma la casa discografica teme che il pubblico sia tonto, non capisca, non colga, non compri e così appiccica sul disco un adesivo con su scritto “Derek is Eric”, giusto per non correre rischi. Finalmente Eric si mette in proprio e da quel momento fa quello che gli pare. Clapton è il mio musicista preferito, ma che pazienza che ci vuole!

Ci sono quelli bravi che se ne vanno perché il gruppo di origine non è alla loro altezza, vogliono fare di più e meglio e non avere condizionamenti. Qui ci mettiamo Jeff Beck, brillante sostituto di Clapton negli Yardbirds; Steve Winwood che abbandona gli Spencer Davis Group dopo aver fornito per tre anni hit come Gimme some lovin’ e I’m a man; l’irlandese Van “The Man” Morrison che, lasciati i Them, ci mette un po’ a trovare idee e successo con Astral Weeks; John Fogerty, factotum dei Creedence Clearwater Revival, che si stufa di dover essere solo lui a far progredire il gruppo con le sue idee e la sua musica, e li pianta in asso condannandoli all’insignificanza. In questa categoria ci metto anche il geniale Pete Townshend degli Who, che si prende una pausa ventennale come solista, probabilmente un po’ stufo delle litigate furiose con Roger Daltrey e bisognoso, come direbbe Mayall, di “room to move - spazio per muoversi”.

A proposito di John Mayall, il “padrino del British Blues”, si trova tre volte ad essere abbandonato dai suoi ambiziosi solisti, Clapton, Green e Taylor, ma casca sempre in piedi e successivamente è lui che cerca costantemente nuove strade, formazioni, sonorità, stili e assume e licenzia i suoi musicisti con stupefacente regolarità. D’altronde è un band leader, i suoi gruppi non sono basati su un principio di uguaglianza ma diretti verticisticamente da lui. E’ lui il boss!

I litigi e i divorzi sono frequenti, a volte per motivi musicali, sulla strada da seguire, come per Jet Harris e Tony Meehan, sezione ritmica degli Shadows guidati dall’occhialuto Hank Marvin, o Mick Abrahams e Ian Anderson nei Jethro Tull, ma più spesso per motivi di personalità, di ego e di voglia di supremazia: il compassato e allineato Roger McGuinn caccia l’irruento e anarchico David Crosby dai Byrds; Graham Nash e Stephen Stills litigano per una questione di donne; lo scontroso Ritchie Blackmore mette più volte il veto sull’estroverso Ian Gillan nei Deep Purple; Alvin Lee scioglie i Ten Years After perché tanto è la sua fumante chitarra che fa la differenza; negli stessi Simon e Garfunkel Paul rivendica a muso duro i suoi meriti compositivi ed artistici fino al divorzio musicale; e poi il nevrotico Roger Waters e i Pink Floyd; l’ingovernabile Dave Mustaine e i Metallica; il camaleontico Peter Gabriel e i Genesis. Negli Oasis è noto il rapporto da fratelli-coltelli dei due Gallagher che portò all’abbandono di Noel e meno male che lui aveva chiaramente subordinato la sua appartenenza al gruppo a patto di esserne l’unico compositore e direttore musicale.

Un discorso a parte meritano gli Eagles, dove i fondatori Glenn Frey e Don Henley riescono a far fuori successivamente per vari motivi i soci Bernie Leadon, Don Felder, Randy Meisner.

E infine ci sono gli abbandoni e gli scioglimenti per il motivo più ineluttabile e definitivo: la morte di qualche membro. E’ capitato a Doors, Queen, Led Zeppelin, Allman Brothers, Lynyrd Skynyrd, Nirvana, Canned Heat e tanti altri. Ma questa è un’altra storia

 

25/11/2021

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