Sergio, Franco, Andrea e il dulcimer

 

 

 

 

il bouzouki

 

 

 

 

 

Franco, Moja, Andrea, Sergio con i quadri creati per le copertine dei libri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARTU’ E LA GILDA DEL GRIFONE

 

Rassegna letteraria  “Ciriè Fantastica – i Romanzi che portano Altrove” - Ciriè 5/04/07

Andrea esordisce presentandomi come colui che avrebbe potuto diventare il suo capoufficio. E’ verissimo. Cercavamo un funzionario capace ed esperto che avesse voglia di cambiare ente per venire a lavorare con me, sulle sponde della nostra Dora. Purtroppo Andrea è troppo bravo e chi ce l’ha non se l’è lasciato scappare: gli ha fatto una proposta che non poteva rifiutare, promuovendolo sul campo. Paradossalmente ne sono lieto perché, in fondo, questo è il segnale che “a questo mondo c’è giustizia finalmente”, come direbbe il Manzoni, e che il Tempo è galantuomo e premia i meritevoli.

Ma il nostro incontro ha sorprendentemente rivelato somiglianze di sogni e di percorsi producendo altri frutti e così eccomi seduto nel centro della storica sala consigliare di Ciriè, con ai lati, nella veste di acuti inquisitori, i Signori della Gilda del Grifone, l’associazione che mi ha voluto inserire “settimo fra cotanto senno” (stavolta la parafrasi è da padre Dante) nella rassegna letteraria “Ciriè Fantastica – i Romanzi che portano Altrove”, serie di incontri con sette autori di fantasy, inaugurata proprio dal nostro Andrea Borla con il suo "Rethor & Lithil - Il Preludio".

Va da sé che io concludo il ciclo di serate presentando la mia Trilogia del Graal, su cui non mi dilungherò poiché potete prenderne agevolmente visione e contezza proprio sulle pagine di questo sito. Va altrettanto da sé che la mia duplice identità di scrittore e musicista non si sarebbe mai accontentata di parlare e basta ma ha pret… suggerito di accompagnare la serata con qualche ben selezionata musica di sapore celtico e arturiano. Andrea, d’altronde, si era dichiarato curioso ed entusiasta di vedere e ascoltare qualche pezzo eseguito con uno strumento così evocativo e simbolico quale il dulcimer ed io ero ben lieto di accontentarlo. Pur sapendo che i rigorosi criteri della Gilda concedevano solo un’ora e non un minuto di più allo scrittore, e ciò per non sfiancare il riverito e benevolo pubblico, io mi ero coscienziosamente allenato ad eseguire sull’antico salterio la celtica “Amazing Grace”, la autoctona “La bergera”, nonché un’improvvisazione sul tema di “Space Odissey”, tanto per indulgere nella mia conclamata abitudine di contaminare i generi.

Potete perciò immaginare la delusione e lo shock provati quando, estraendo lo strumento dalla sua scatola, esso si presenta con la paletta spaccata e ciondolante, trattenuta sconsolatamente dalle sue quattro corde. Capii in quell’istante – e solo allora – cosa aveva significato quel tonfo udito mentre stavo imballando, caricando, predisponendo il cospicuo materiale sonoro. Fortunatamente avevo portato con me anche il recente bouzouki irlandese e così potei comunque presentare all’attento pubblico uno strumento inusuale e congruo con il tema della serata.

I due garbati Torquemada, Andrea e Sergio, mi sottopongono al fuoco di fila delle loro ben calibrate domande a cui rispondo con la disinvoltura che gli estimatori mi riconoscono e che i detrattori chiamano prosopopea, logorrea e quant’altro. Andrea mi interroga in qualità di collega scrittore e Sergio (che scopriamo ex abrupto aver dato un esame con il chiarissimo prof. Bordone, che fra i suoi innumerevoli meriti annovera anche la dotta prefazione al primo volume della mia trilogia) mi torchia quale appassionato ed esperto del ciclo arturiano. No, non so come nascano certe pagine, poiché spesso i libri si scrivono da soli, scaturiscono da un bisogno irrefrenabile, fluiscono come acqua corrente. Sì, ho cercato di usare un linguaggio che in qualche modo evocasse l’epoca di riferimento, con una strizzatina d’occhi all’Armata Brancaleone di Monicelli e all’Americano alla Corte di Re Artù di Mark Twain. No, non sono d’accordo con l’espressione “eterna lotta fra il Bene e il Male”, poiché nel mio caso preferisco parlare di lotta fra il Bene e il Meno Bene, non credendo all’esistenza di un Male assoluto e riconoscendo a tutti i personaggi, amici e nemici, una pari dignità e il diritto a perseguire i propri obiettivi e interessi. La Storia la scrivono i vincitori, la Verità è figlia del suo tempo ed io trovo troppo comodo marchiare come “mostro” chi non la pensa come noi. Persino gli ignobili "traditori", visti dall'altra parte, sono degli illuminati "convertiti". Sì, è vero, nelle pieghe di un romanzo fantasy si possono celare riferimenti e suggestioni al nostro tempo, inviti a guardarsi attorno con occhi più attenti e critici. E per dimostrare questa tesi leggo una pagina da "Le Rune di Mygradyn" che sia Andrea che il sottoscritto avevamo separatamente scelto quale esempio della mia prosa e di questo concetto.

L’ultima domanda è quella più insidiosa e ruota intorno al mio eterno oscillare fra le mie varie identità: ho deciso cosa fare da grande, il musicista o lo scrittore? Con una pistola alla tempia so già che mi affiderei alla Musica, che vibra nel cuore, più che alla pur amata Parola, che ha trono nel cervello. Ma stasera mi sento così a mio agio e libero e circondato da simili che mi permetto di sfuggire all’impasse e rilanciare: chi l’ha detto che bisogna diventare grandi?!

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