GIRO DI BOA
Sono
anni che volevo comprarmi la "chitarra della mia vita",
senza badare a spese, e finalmente, complice il riscatto della mia
polizza ventennale e la vendita meditata e strategica di un paio di
amiche con cui ero ormai in fredda da tempo, ho stretto fra le dita
le banconote necessarie e mi sono appiccicato goloso alle vetrine
dei miei gioielli.
Triste
scoperta: non so quale sia la "chitarra della mia vita",
il mio sguardo si sposta ora qui ora là, la scelta oscilla fra vari
modelli e sonorità. Ora che mi sono finalmente deciso, sono
indeciso. Come
vecchia vernice che riaffiora sotto le pennellate più recenti, mi
torna l'ambizione di trovare un modello poco noto, poco caro, il
diamante grezzo intravisto e riconosciuto solo da me. Le vecchie, storiche Fender
anni '50 e '60? La Mustang per studenti, o la blasonata Jaguar o la
Jazzmaster? O quella piccola Gibson, la Nighthawk, pistola da blues?
O farmi tentare ancora dal suono cristallino delle Ovation, pur
avendo già verificato che il profilo del loro manico è micidiale
per i tendini della mia mano sinistra? O le pregiate PRS/Paul Reed
Smith, di cui tutti dicono mirabilie? Ma poi, cosa mi serve, che
tipo? Un'acustica di pregio per i concerti folk e da cantautore? O
una elettrica che copra quel settore sonoro ancora scoperto? La
voglio moderna e ipertecnica o vintage e tenera? Insomma, non sapevo
decidermi.
Poi,
improvvisamente, dal Mercante ho provato una Taylor, marchio recente
ma supersnob e supercostoso. La T5, una sei corde ma con cassa
stretta, tecnologicamente avanzata e con un manico… un manico,
signori! Burro e miele, ecco! Scorrevole, morbido: finalmente la
chitarra che suona da sola! Però costava come una vecchia Lancia
Flavia coupè, accidenti! No, devo pensarci ancora su. Aspettare,
meditare, non fare colpi di testa. E così per tre settimane,
inchiodato al pc ogni sera a cercare, guardare, confrontare. Con
queste frequentazioni, passando in rivista sogni e modelli, prepotente ritornava la voglia della Gretsch
Nashville, la chitarra di tutti gli eroi del (mio) passato:
Duane Eddy, Al Caiola, Chet Atkins, George Harrison, David Crosby, Brian Setzer, la matrice di ogni
assolo dei miei acerbi anni, chitarra bella, bella, bella e
accattivante. Però una chitarra così va provata, non voglio più
rischiare un acquisto per corrispondenza, un matrimonio per procura.
E al momento queste ragazze sono rare in Piemonte. E poi… poi mi
rendevo conto che la mia passione per le corde doppie, dopo la
vendita della Strato XII, aveva lasciato un vuoto che dovevo
prevedere di colmare. E almanaccavo se e come e dove poter trovare e
provare magari la stessa Taylor, ma a dodici corde, ancorchè il web
me la desse per introvabile, almeno in Europa. Ordinarla al
Mercante? Ma impegnandomi come? E se poi non mi fosse piaciuta? E se
poi non la reperiva?
Insomma,
mi arrovellavo, tentennavo, sbavavo e mi rendevo conto che felice è
chi s'accontenta di ciò che ha, perché alla bramosia e al di più
non c'è confine. Cercai un giovane vecchio amico perché mi
guardasse le spalle in una cavalcata in avanscoperta, ma il
messaggio di fumo (complice il black-out delle sue tecnologie) fu negletto. Così, rassegnato, agitato, sellai la
mia cavalcatura e tornai all'OK Corral da solo, per un sopralluogo.
Appena arrivato, un veloce sguardo mi pugnalò la triste verità: i
miei dubbi erano stati segati alla radice, la Taylor non c'era più,
venduta a qualche emiro di passaggio. Ma... cos'è quella? E' ancora
lei, ma in versione dodici corde. DODICI CORDE?! Signore, oh
Signore… e adesso che faccio? Tutta la borsa per quella sfacciata
dal suono e i fianchi larghi? No, non posso… sì, devo! Insomma,
intanto la provo. Il manico non può essere scorrevole come l'altro,
i dodici serpenti tirano ben di più e sono più riottosi da domare.
Però… che suono! Giro in tondo, sudo, sbircio distrattamente il
resto della caverna di Alì Babà. Poi, mi lascio guidare dagli
astri: non può essere un caso che io abbia fantasticato ultimamente
su una nuova dodici corde di pregio e la trovi proprio adesso e
proprio del modello che ha turbato le mie ultime notti. Ok, andata.
L'umore,
come sempre in questi casi, cala. Mi scopro spendaccione e
improvvisatore, mi montano i sensi di colpa, pavento che il tempo e
l'uso riveleranno che la spesa non era giustificata e lo strumento
non così nobile come si presenta oggi ai miei occhi. Però è
fatta. Ho girato la boa. Ora mi resta solo da aspettare il futuro,
l'unico veggente che ha la risposta ai miei dubbi, ma si fa pagare
col Senno del Poi.
7/03/09
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