Carletto e Max: sfida all'ultimo sviso!

 

Sergio e Natale

 

Sarah e Graziano: botta e risposta!

(i batteristi: questi sconosciuti!)

 

Mattia e Bob

 

Io, Graziano e Max

(fossi un batterista, fonderei un sindacato a tutela della mia visibilità...)

 

SABATO GNOCCHI, MARTEDI' BLUES

 Jam session blues – Il Magazzino di Gilgamesh – Torino, martedì 16/4/2013

Accidenti! I BlueStyle stanno riverniciando organico e repertorio e naturalmente questo richiede una serie cospicua di prove, le quali però vengono minate e boicottate da molteplici intralci: ora un corso di aggiornamento, ora un malanno di stagione, ora una trasferta fra i crucchi, ora questo e ora quello e stasera si è messa di mezzo un'acida assemblea di condominio. Ma il blues non può aspettare, stasera il blues preme e strappa e tira e vuole uscire, così la soluzione è una sola: il Gilga e la sua jam blues del martedì, tradizione che da otto anni coagula musicisti e appassionati davanti al faccione postmoderno del Babilonese.

La prassi è semplice e ben nota: i musicisti arrivano e salutano affettuosamente Max Altieri che si segna i loro nomi e la loro specialità su uno svelto foglietto di carta suddiviso fra chitarristi (a volte questo elenco continua sulla facciata posteriore), batteristi (sempre troppo pochi), bassisti, armonicisti, cantanti, tastieristi, sassofonisti, violoncellisti (be', che c'è? non siamo razzisti!) e così via. La serata inizia con un paio di pezzi dei maestri di cerimonie e padroni di casa: la stupefacente voce di Soul Sarah e la grintosa e duttile chitarra di Max. Infine scatta la jam, Max annuncia "cambio palco!" e, sbirciando il suo foglietto, compone sul momento la formazione scegliendo fra i vari musicisti presenti. A tutti è concesso un set di almeno due song, all'interno delle quali ogni solista avrà il suo spazio cronometricamente garantito. Più democratico di così!

La jam è una corsa in ottovolante, una cavalcata senza sella, una staffetta improvvisata con l'emozione di non recitare un copione studiato a memoria ma di improvvisare e reagire allo stile e agli interventi dei tuoi occasionali compagni. Certo, ha i suoi limiti e i suoi rischi. Pur essendo il blues un genere codificato e relativamente semplice come struttura, in realtà ogni pezzo può presentare variazioni, stacchi, cambi di accordi, finali, ripetizioni, e se queste non sono note a tutti può capitare qualche piccolo deragliamento a cui in genere mette rimedio il capotreno Max con autorevoli interventi della sua bionda Telecaster (o della sua fulva Les Paul Junior) e qualche occhiataccia. Lo stesso alternarsi degli assoli può dare origine a fraintendimenti quando il cenno di Sarah o Max non è compreso dal suo destinatario o, peggio, quando più di uno lo interpreta come diretto a sé. Poi ci sono gli incontinenti, quelli la cui ispirazione e esternazione artistica non può essere costretta in due sole pidocchiose strofe e sbrodolano imperterriti e impuniti tonnellate di note, magari a volumi al limite dell'intollerabile (ma, lo ammetto, sempre inferiori al rombo dell'eruzione del Krakatoa del 1883). Ci sono anche alcuni cantanti convinti che le regole non valgano per loro e che sia ovvio e indiscutibile che devono poter cantare tutta la canzone (che magari comprende una mezza dozzina di strofe, due ponti e vari ritornelli) e che i musicisti sul palco siano lì solo per accompagnare la loro esibizione canora. E c'è anche qualche tenero novizio del blues, felice ed emozionato di trovarsi su uno storico palco accanto a rugosi e navigati campioni delle dodici battute, che trae dal suo strumento (magari blasonato e fieramente esibito) qualche riff poco più che scolastico.

Non voglio essere frainteso, elenco questi piccoli problemi solo per far risaltare l'abilità di Max di tenere tutto sotto controllo e offrire al pubblico in sala sempre uno spettacolo di qualità. Stasera però il parco musicisti è di così indiscussa e provata esperienza che Max si concede e ci regala qualche variazione, qualche ritmo più funky del solito, qualche esperimento su cui la voce/strumento di Sarah si scatena, aggiungendo la ciliegina sulla torta. Settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, i musicisti si incontrano e suonano e si salutano e formano una piccola comunità. Stasera ecco Carletto l'Impossibile e la sua Hamer verde da lui guidata in spericolate acrobazie galattiche, meglio del Millenium Falcon! E Angelo al basso, colonna (anche come statura) degli Eight O'Clock Blues Band (che, ricordiamolo, ospita alla voce un ex-bluestyler come Marco Bolognesi) di casa qui al Gilga. L'amico Mattia che generosamente ogni martedì presta la sua tastiera agli altri ospiti; e Natale e la sua ruvida Strato e Graziano e il suo rotolante basso Warwick e il sottoscritto che, fuori dai BlueStyle, si propone come vocalist lasciando l'ascia a casa e tutti gli altri, di cui regolarmente dimentico i nomi ma che saluto qui in blocco.

Grande serata! Grande jam! Le poche e buie foto, scattate quasi controvoglia per non smettere di oscillare nello swingante ritmo, rendono comunque l'idea di questa piccola piazza musicale affollata da inguaribili bluesmen che muovono carrate di pentatoniche nel nome di Robert Johnson e Muddy Waters e B.B. King e Stevie Ray e Jimi, seguendo i colori del semaforo Max e della vigilessa Sarah.

Grazie a tutti e alla prossima.

Giovedì trippa, sabato gnocchi, ma martedì blues, perbacco!

 

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