PASSATO,
PRESENTE E FUTURO
Concerto BlueStyle - Arcipicchia 28/02/09
Non
mi costa nulla ammetterlo: ai BlueStyle piace suonare. Sempre
e comunque. Ma suonare all'Arcipicchia, accolti, abbracciati,
coccolati e vezzeggiati da Nico, in un ambiente dove la musica cola
dai muri, dove le buone vibrazioni ci cullano e ci ispirano, dove
ritroviamo gli amici, antichi o occasionali, è sempre il massimo.
E
quindi ancora una volta sulla breccia, cari amici, come diceva
quello là, Enrico V, con il gruppo compatto in formazione standard,
compreso il ritrovato Miki Bergantino, reduce dalla sua avventura al
Gilgamesh.
Questa
sera la ormai consueta jam con l'ex-bluestyler Marco Zisa non viene
improvvisata, ma pianificata. Egli giungerà con una delle sue
"bambole" (per l'occasione una Stratocaster "relicata",
cioè sapientemente invecchiata e sfregiata e corrosa e consunta…
sofisticato sistema per ricreare artificiosamente il fascino di una
chitarra d'epoca molto vissuta… stratagemma a mio avviso
discutibile e un tantino folle, ma assolutamente coerente con un
mondo che propone come moda imperante jeans sdruciti e magliette
tagliuzzate, un mondo dove l'apparenza è tutto) …arriverà
armato, dicevo, ed io gli cederò il mio amplificatore per il gran
finale.
Sorpresa
fu invece l'essere rudemente abbracciato, in un intervallo del check
sound, dal primo grande chitarrista del nobile gruppo, ovvero Enzo
Paolo Nilo, alias il Martello del Blues, la cui strada si divise da
quella dei BlueStyle più di dieci anni fa. Conscio
dell'eccezionalità dell'evento, subito concordai con il resto del
gruppo dove e come inserire l'antico eroe (fra l'altro tornato in
attività dopo alcuni anni di buen retiro e, guardate le
coincidenze, insieme ad un altro degli Zisa Brothers) e fu facile
scegliere la gloriosa Every Day I Have The Blues, suo antico cavallo
di battaglia, seguita dalla polverosa Dust My Broom.
Un
piccolo dubbio tuttavia mi rodeva, e cioè il fatto di avere optato
per questa serata per una chitarra decisamente poco consona con
l'immagine e il suono del blues e cioè la futuribile Grey
Style,
cooptata quando ero chitarrista unico degli acidi FunKtion e mi
necessitava uno strumento più duttile e dal suono più largo. La
chitarra si presenta esteticamente aggressiva, con due ampie corna
da bufalo cafro, nonché musicalmente strafottente, con il suo
vibrato Kahler e le infinite combinazioni dei due pick-up Bill
Lawrence. Per dirla con i miei affezionati e garbati compagni, Dario
e Andrea, una chitarra "da tamarri". Mi rivolsi così
rispettosamente all'antico Maestro e mi informai se egli si sarebbe
degnato di suonare con codesta chitarra, o se essa lo schifava.
"Perché? – ironizzò lui burbero, ma generoso – La suoni
con le dita sporche di grasso?" rassicurandomi che lo strumento
non suscitava la sua disapprovazione, anzi ne apprezzava le qualità
intrinseche.
E
così realizzai, almeno in parte, il sogno che inseguivo da tempo e
cioè riunire su un palco e per una sera, quanti più bluestylers
possibile: Enzo e Marco e Andrea, tre grandi chitarristi che si
erano passati il testimone negli ultimi 15 anni, mentre in sala
c'era anche (ma lo vidi un po' tardi per organizzare un suo
intervento) il grande Gianmaria Pepi, terremotico e solare
batterista. So che l'impetuoso Cristiano Scaravaglio, altro
chitarrista storico e a cui debbo eterna riconoscenza per l'impegno
profuso nel recuperare e portare avanti il progetto BlueStyle, è
stato visto vagare di nuovo in questi territori. Chissà, forse
stanno maturando le condizioni per un grande concerto del
Ventennale, coinvolgendo sul palco bluestylers di ogni peso, razza e
colore, un giorno in cui passato e presente si daranno la mano per
diventare il futuro.
A
proposito di futuro, il pezzo My Babe del poliedrico Willie Dixon
("Io sono il blues!") da sempre viene da noi dedicato alle
bimbe, fanciulle, signore e signorine presenti in sala, ma non
questa sera, perché, per unanime scelta, esso viene consacrato ad
una baby soltanto, la figlioletta del nostro batterista, che domani
verrà battezzata col nome di Chiara Ludovica. E spero, rifletto io
mentre il pubblico applaude l'evento, che con un padre simile,
sarcastico e sfottente, privo di ogni senso di deferenza verso gli
anziani capibanda… un caratteraccio, insomma… la piccola Chiara
Lou possa fare buon uso di questo nostro sincero e affettuoso
augurio.
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