Luigi: chitarra, basso, batteria, violoncello, violino e decibel stratosferici

 

Bruno: chitarra, piano, batteria, violino, codice civile e sarcasmo

 

Saverio: fisarmonica, chitarra, percussioni, ospitalità e pazienza

 

Sergio: chitarra, sigaro e brontolii

 

Franco: chitarra, dobro, bouzouki, delazioni e novantesimi

 

 

 

Quartetto classico

 

Luigi il Polipo

 

Ritorniaaam... a suonar le chitarre!

 

LA SAGA DEL VENERDI'

 

Pochi di voi lo sanno (il segreto è stato accuratamente custodito), ma da venti mesi ogni venerdì una combriccola squinternata si ritrova in un'antica cascina ai confini del mondo per affrontare con serena incoscienza un'attività che, con una certa prosopopea,  chiamano "musica". Il gruppo, che cambia costantemente composizione, è formato da musicisti di una qualche esperienza e da dilettanti allo sbaraglio, nonché da bravi amici il cui scopo principale è quello di bere e unirsi ai cori. Quando non si suona (e il termine è azzardato) si disserta da maschi su donne e motori.

Il sottoscritto partecipa con discontinuità e propone il suo repertorio rock-pop-blues; altri si esprimono meglio su ritmi santaniani oppure canzoni italiane o azzardi tzigani. Ma è giusto che vi presenti i personaggi principali.

 

 

Ed ecco la cronaca dell'ultima svolta artistica!

 

 

PAPERINO MUSICISTA

 

“La musica rende gli uomini più colti e raffinati… placa i cuori selvaggi e porta pace ai nervi stanchi. Nulla può paragonarsi in bellezza ai dolci concerti di un trio d’archi…”

 - (I miei nipotini non cominciano certo dal punto giusto! Guardali: giocano con i rospi e si arrotolano nel fango come porci!)”

- In piedi esseri vegetativi! Voglio fare di voi i maestri della melodia! Venite qui! Dovreste vergognarvi di voi stessi! Riempitevi la mente dei concerti di Brahams, delle sinfonie di Schubert, e delle sonate di Sibelius! Da questo istante voi tre monelli diventate il Trio d’Archi Qui Quo & Qua!

- E’ cos’è…

- … un trio…

- … d’archi?

- Riempirete queste squallide stanze con le armonie di Haendel… i tonanti crescendo di Paganini!

- Ma cos’è…

- … un trio…

- … d’archi?

- Silenzio e andate a fare il bagno! Quando torno dalla bottega della musica saprete cos’è un trio d’archi!

 

Così inizia questo racconto del 1947, ideato dal genio di Carl Barks. I paperonzoli sono fortemente urtati dall’idea di abbandonare la caccia alle rane, ma Paperino è irremovibile e li affida alle cure di un volonteroso insegnante.

 

- No, no, no, figlio mio! Per la diciannovesima volta ti ripeto che non devi tenere lo strumento come un martello, ma come una sega!

- Pizzica quelle corde, Qui! Devi pizzicarle, non sradicarle dalle fondamenta!

- Quo mio, qualunque corda tu tocchi e dovunque la tocchi, fa sempre “blon”!

 

Le mie ferie sarde mi avevano tenuto lontano un mese dalla fucina sonora di Saverio e stasera quindi è d’obbligo ripresentare nella vecchia cascina il mio bel visetto abbronzato e la mia ultima nata, una Gretsch color verde Cadillac, e perciò già soprannominata Caddy, corredata di vibrato Bigsby, quella specie di arpione da balene, quella sorta di ponte levatoio pesante e improponibile ma affascinante per chi, come me, l’ha ammirato per la prima volta al collo di George Harrison o di Bo Diddley nei primi anni ‘60.

La serata scorre serena e produttiva come al solito. Sotto lo sguardo paterno e protettivo di Elvis, che troneggia in silhouette nera su sfondo giallo/arancio da un suggestivo ed evocativo quadro che Moja ha realizzato e voluto generosamente donare alla nostra combriccola e soprattutto al nostro anfitrione, verso le 23.30 riusciamo perfino ad eseguire un pezzo INTERO, dall’inizio alla fine e ci pavoneggiamo tutti compiaciuti.

E’ a questo punto che Luigi scambia un’occhiata d’intesa con Bruno, si alza e annuncia una sorpresa. La mia concentrazione nel suonare è ben nota e quindi gli amici non avevano dovuto prendere soverchie precauzioni per nascondermi una grossa borsa e due piccoli astucci appoggiati appena oltre l’uscio. Con un sogghigno Luigi estrae dalla maggiore un violoncello color tabacco, mentre Bruno e Saverio impugnano due violini. Eccola la sorpresa: gli irriducibili rockers, dopo un breve periodo di esperimenti acustici, hanno sterzato verso il mondo classico… classico come strumenti, perché il repertorio, al momento, è ancora così limitato da non poter essere etichettato.

“Vedi – spiega sereno Bruno – abbiamo azzerato la situazione: niente più dicotomie fra esperti e dilettanti, fra fulmini solisti e vecchie locomotive ritmiche. Con questo trio d’archi si riparte tutti da zero, alla pari.”

Mentre accordiamo con la dovuta fatica questi nobili strumenti, produco un giro di accordi sulla chitarra, a cui si accodano i miei amici con le loro nuove sonorità. Non ha i numeri per diventare un bestseller, ma quello che ne esce fuori è comunque “qualcosa” e anche Sergio, il più scettico, quello che si è chiamato fuori da quest’impresa rifiutandosi di noleggiare un contrabbasso, ammette che sembra musica celtica.

Luigi approva: “Già: è musica che celte volte riesce e celte volte no.”

Anch’io voglio provare l’approccio con questi strumenti, l’equilibrio dell’archetto, le incognite di tastiere nere e misteriose, senza segnatasti o barrette. E con Saverio alla fisarmonica viene fuori una vigorosa e ballabile When The Saints Go Marchin’ In. L’accompagnamento si dipana su tre sole note, ma in effetti sono riuscito a rintracciarle e grattarle sul violino e condivido la soddisfazione dei miei soci. Sarà poi il turno di due capolavori beatlesiani, equamente suddivisi fra i due leaders: Norwegian Wood (di John) e Eleanor Rigby (di Paul).

Non posso prevedere gli sviluppi di questa svolta così drastica. Forse per il nostro repertorio rock/blues ciò significherà una battuta d’arresto. Ma ho l’impressione che comunque per un po’ di tempo canzoni semplici, costruite su due o al massimo tre accordi, la faranno da padrone. Mentre esco nella notte stellata estiva mi scopro a fischiettare Il Mondo In Mi Settima.

 

20/07/07

 

 

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