SARDINIA
MUSIC
Camping Sa Prama (Orosei) – Luglio 2013
La
tortora (l'ho battezzata Dora) è arrovellata e melodrammatica e
nella soffice luce del primo mattino continua a condividere con noi
i suoi ansiosi commenti: "Ra-gaazzi! Ra-gaazzi! Ea-deesso?
Ea-deesso?". Il primo impulso è di tirarle una ciabatta da
mare per poi poterci riassopire in un dovuto rispetto degli orari di
silenzio del camping; poi, più benevolmente, ci viene da offrirle
qualche meditato consiglio: eddài, non essere così pessimista! Non
sarà la fine del mondo, no? prendi le cose come vengono, fattene
una ragione, perbacco!
Il
mare è una piscina di cristallo, la spiaggia un morbido tappeto di
sabbia, il cielo è sicuramente la porta del paradiso, l'aria è
tersa, il vento dolce e carezzevole. "Da
questa nuvola - si vedono volare gli elicotteri - che stan giocando
a far la guerra - in mezzo ai fenicotteri... - Ma per fortuna anche
stanotte - la notte passerà -
e finché il mare non ci inghiotte - noi resteremo qua - si Deus
cheret - e sos carabineris lu pirmittini - si cheret Deus - e sos
carabineris lu pirmittini." (Piero Marras)
La
Papa-mobile sobbalza frusciando silenziosa ed ecologica trasportando
materiali e manutenzioni varie. Alla guida è in genere il
sorridente Toni, oppure il pungente Paolo. Massimo sovrintende
autorevolmente in direzione, Franco cura il bar (e distilla il filu
'e ferru), Bastiano cura ristorante e market. E' con loro due che
Fulvio, io e Paul concordiamo una serie di serate musicali per
attirare avventori nel piccolo recinto erboso del bar in cambio (per
noi menestrelli) non di vil moneta, ma di pane, pesce e companatico.
Il
primo appuntamento mi coglie di sorpresa. Paul l'anno scorso è
rimasto colpito dal resoconto che Fulvio ha stilato e pubblicato sul
suo Cammino per Santiago di Compostela e così ispirato ha creato e
assemblato un recital che alterna testi e meditazioni sue a
paragrafi di Fulvio, declamato a tre voci e sorretto da un
accompagnamento musicale che sono chiamato a ideare ed eseguire. In
due giorni imbastiamo il tutto, lo integriamo con qualche musica e
canzone adatta all'evento e lo proponiamo in una coreografia
suggestiva e fantasiosa (lumini accesi a segnare metaforicamente il
cammino; piccoli e significativi doni ai presenti; candidi teli a
delimitare e raccogliere il palcoscenico ricavato fra pini e
terrazze). Il pubblico è scelto, coinvolto e partecipe, contando
fra l'altro sulla gloriosa e commossa presenza di altri Caminatores.
"Con amore profondo le ombre della foresta tingono i capelli delle
ninfe della notte: il pellegrino impassibile pensa!"
"Per prima cosa si deve chiarire che di pericoli lungo il
Cammino non ce ne sono… Si tenga conto che, come dice una canzone
di Jovanotti, 'Io lo so che non sono solo anche quando sono
solo'." "All'inizio
del tempo conchiglie e chitarre non si conoscevano. Le conchiglie
avevano dentro il cuore il suono del mare; le chitarre, invece, il
suono delle parole mai dette." "La conchiglia è il
simbolo del Cammino, chi parte per questo pellegrinaggio ne lega una
allo zaino e sarà, per tutti i chilometri percorsi, ciò che lo
identificherà agli occhi degli altri come un pellegrino." "Sento
l'invisibilità del mare – come un anello intorno alla mia vita -
fatta di pane, di terra, di pietre - di pezzi di anime lasciati in
giro a raccontare." "Quando si finisce il cammino si
ha una sola certezza: che bisognava farlo."
Nella
seconda serata Fulvio vuole presentare in anteprima un suo lavoro su
Giorgio Gaber: "Io se
fossi G", titolo che è polisemia e parafrasi di "Io
se fossi Dio" (drammatica invettiva socio-politica di Gaber del
1980) e "Il signor G" primo album-spettacolo del 1970 con
cui GG creò il cosiddetto teatro-canzone. Fulvio si alterna fra due
postazioni dove recita brani di Gaber e propri, ovvero canta una
selezione di canzoni, legandole fra loro con opportuni richiami e
allusioni. Il sottoscritto svolse coscienziosamente le funzioni di
mixerista e tecnico del suono, dimenticandosi solo tre volte di
fargli partire le basi. Successo di critica e di pubblico.
Il
terzo appuntamento fu costruito intorno all'inesauribile e
debordante Paul e alla sua tastiera proponendo una mastodontica
selezione di "quelle che
sappiamo tutti" (C'era una gatta e Sapore di sale, A whiter
shade of pale e I watussi, Stand by me e Io vagabondo, Speedy
Gonzales e La notte e così via per due ore di cori scoppiettanti e
accompagnamenti traballanti), comprensiva di un medley di 45 minuti
superabile solo da maratoneti allenati e musicisti da balera (e/o da
galera) e che mi lasciò senza fiato e malfermo sulle gambe.
Pubblico partecipe e corifero.
Nella
quarta serata, io e Fulvio ci cimentammo nelle Vecchie
Canzoni del Nuovo Mondo, mio amato repertorio western, country,
folk, gospel, blues, già proposto con successo il 21 giugno -
solstizio d'estate - alla Festa della Musica di Torino. Per
l'occasione sfoggiai il mio storico cappello da cow boy di cuoio
masticato e sudato. Paul contribuì leggendo spezzoni da un suo
lavoro ispirato allo spirito del blues. Pubblico attento e caloroso.
Partito
Paul per i suoi monti trentini, Fulvio si decise, con le sue basi e
la mia collaborazione, per il repertorio deandreiano che
abitualmente propone insieme all'armonizzatrice senior Marina sotto
l'etichetta Bottega Faber.
Concerto sciolto e rilassato, almeno per me che non ero titolare e
responsabile del progetto. Fulvio ancora una volta dimostrò di
saper centrare i gusti di un pubblico eterogeneo, vacanziero e
famigliare, mobilitando folle plaudenti e rallegrando indaffarati
baristi.
Partito
anche Fulvio, sollecitato dallo staff, dovetti affrontare una scelta
difficile: riproporre il mio collaudato repertorio a stelle e
strisce, o fare uno sforzo diretto a coinvolgere più ascoltatori
con proposte nazional-popolari? Optai per la seconda, utilizzando la
raccolta di canzoni dei Fab Four che mi ero portato in vacanza e
assemblandole in una pignola carrellata cronologica dal titolo To
Be or not to Beatles, dal primo hit Please Please Me all'ultimo
Get Back, infarcendo il tutto con aneddoti, dettagli, citazioni,
mirabilia, commenti, indiscrezioni, bisbigli e segreti sulla loro
musica, carriera, vita, amori, caratteri, scelte e problemi.
Chiunque può osservare che i Beatles superarono ogni record grazie
alle loro attente e complesse armonizzazioni a tre voci e ai loro
sofisticati arrangiamenti tecnologicamente all'avanguardia, mentre
io avevo a disposizione solo una voce (baritonale) e una chitarra
(un dobro sonoro e sferragliante, ma poco duttile). Comunque gli
applausi (forse solo per l'impegno o per lo stupore di fronte al mio
inarrivabile bagaglio di spetegulèss) arrivarono lo stesso e così
si concluse la mia musical-trasferta nella nuragica isola. Che turnè
ra-gaazzi!
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