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IBANEZ MiKro Bass

(2012)

 

La cosa è andata così: le Donnole, fra lusinghe e minacce, mi hanno costretto a suonare un paio di pezzi (ora sono già tre) al basso, visto che la parte di chitarra era già coperta da Savino. La mia assoluta inesperienza non bastò a fargli cambiare idea, così afferrai uno dei due strumenti di Sav (uno Yamaha verde e un Music Man a 5 corde) e mi misi d'impegno a srotolare qualche rimbombante nota.

Però io rimango un chitarrista prestato occasionalmente alle 4 corde e passare dai manici normali a quelle autostrade e dalle corde sottili a quei pitoni sonori rappresenta uno shock notevole per le mie dita, per cui cominciavo ad accarezzare l'idea di munirmi di un basso a scala ridotta, 30" o 32" anzichè i 34 pollici standard: Bill Wyman docet! Inoltre, da quando in qua il sottoscritto suona strumenti altrui?!

La scelta però si presentava limitata e difficile. Per motivi ergonomici volevo un basso non ingombrante; la Epiphone proponeva diversi modelli: l'EB-0 tipo SG (ma mi ci vedete a fare musica celtica con il basso dei Cream?!); una mediocre imitazione del basso/violino di Paul McCartney; il semiacustico Allen Woody, eroe del rock sudista (Allman Brothers e Gov't Mule).

La Danelectro proponeva qualcuno dei suoi bassi in masonite... carini, buffi, ma non di mio gusto.

La Eastwood ne aveva almeno un paio, uno semiacustico, non male, ed uno solid body.

Alla fine mi sono deciso per il MiKro Bass della Ibanez,  grosso come una chitarra (come potete verificare dalla foto a lato), tastiera di soli 28", buona marca, buon suono, due pick up che ripropongono i suoni Fender del Precision e del Jazz. Ovviamente ho anche provveduto a fornirlo della giusta e coerente riserva di potenza: il piccolo ma grintoso Micromark, 50 watt in una scatola da scarpe.

Finita l'avventura con le Donnole, finita la mia parentesi come bassista, ho ceduto il tutto a un paio di amici: la ruota gira...