IL BUROCRATE DI ASIMOV
Isaac Asimov è il più famoso scrittore di
fantascienza. Nel 1941, a soli ventun anni Asimov scrive “Notturno”, votato
come il miglior racconto breve di fantascienza di tutti i tempi. Asimov è
autore del Ciclo della Fondazione, possente saga sul disfacimento e
ricompattamento del futuro Impero Galattico. Asimov inventa i robot
positronici ed enuncia le tre Leggi della Robotica, a suo ragionato avviso
indispensabili meccanismi di tutela dell’uomo dalle sue inquietanti e
complesse creature, ma non così stringenti da non permettergli variazioni
sul tema e storie paradossali.
Prima Legge: un robot non può recare
danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato
intervento, un essere umano riceva danno.
Seconda Legge: un robot deve obbedire
agli ordini impartiti dagli esseri umani, a meno che questi ordini non
contrastino con la Prima Legge.
Terza Legge: un robot deve
salvaguardare la propria esistenza, a meno che questa autodifesa non
contrasti con la Prima o la Seconda Legge.
In realtà nel racconto “Conflitto evitabile” la
Prima Legge viene diversamente enunciata da uno dei suoi personaggi
preferiti, l’arcigna robopsicologa Susan Calvin, per diventare poi la Legge
Zero quando Asimov salderà insieme la serie dei Robot e la saga delle
Fondazioni.
Legge Zero: un robot non può danneggiare
l'Umanità, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento,
l'Umanità riceva danno.
A queste leggi, esplicitamente o meno, faranno
riferimento tutti gli autori successivi riconoscendone la validità.
Appassionato lettore di Agatha Christie e di
P.G. Wodehouse (come lo è il sottoscritto) Asimov si cimenta anche con
piccoli gialli casalinghi, prima con “Gli enigmi dell’Union Club”, dove un
assonnato e supponente Griswold interrompe gli amici Jennings, Baranov e il
narratore con il ricordo di qualche improbabile mistero pescato nei ricordi
del suo altrettanto improbabile e misterioso passato sfidandoli a
risolverlo, e infine con i più famosi Vedovi Neri. Sei amici si trovano una
volta al mese a cena con un ospite (ma senza mogli, da qui il loro nome):
sono lo scrittore Rubin, l’avvocato Avalon, il chimico Drake, il professore
Halsted, l’artista Gonzalo, il funzionario Trumbull, assistiti
dall’impareggiabile cameriere Henry. L’ospite finisce sempre per proporre o
ricordare un episodio misterioso di cui i sei Vedovi si affannano a cercare
la soluzione che immancabilmente verrà trovata con nonchalance da Henry.
Sono racconti deliziosi nella loro semplicità e mi hanno così affascinato da
spingermi a scriverne uno io stesso dopo la morte del Buon Dottore, com’era
soprannominato Asimov (morte avvenuta nel 1992 a causa di una trasfusione di
nove anni prima con sangue infettato dall’HIV). Lo trovate in
Tempo Spettinato.
Nel 1939, quando ancora stava laureandosi in
Chimica e Biologia, scrive un paradossale saggio pseudo-scientifico
“Proprietà endocriniche della Tiotimolina risublimata”, una sostanza
(inventata) che “si scioglie prima che si sia aggiunta l’acqua” e che
non si lascia ingannare se lo sperimentatore fa il gesto di versare l’acqua
ma poi si ferma, cioè sa se l’acqua verrà aggiunta o meno! Il tutto
nel classico linguaggio accademico con cui stava convivendo in quegli anni
di studi.
Analogamente, durante la II Guerra Mondiale,
Asimov prende lo spunto dai toni abituali alla NAES - Naval Air Experimental
Station di Filadelfia, dove lavora come chimico, e nasce il racconto “Vicolo
Cieco” di cui vi voglio parlare.
La corrispondenza intergalattica fra il
DipProvEst - Dipartimento per le Province Esterne e la Dir.Amm.Ceph.18 –
Direzione Amministrativa su Cepheus 18, con i suoi toni asettici e formali e
le tonnellate di relazioni e allegati, è un capolavoro di burocrazia, da cui
tuttavia si evince la storia: una mansueta razza di non-umani contesa fra le
pretese degli scienziati che li considerano solo oggetto di ricerca
biologica, e un movimento neo-filosofico che li vuole soffocare di
attenzioni. In mezzo Loodun Antyok, supervisore civile del piccolo e remoto
pianeta, burocrate sfottuto e sottovalutato da professori, giornalisti e
militari. Eppure fiero del suo compito, come spiega lui stesso:
- Il governo è una cosa seria e
complessa. Noi dobbiamo amministrare migliaia di pianeti, nell’Impero, con
miliardi e miliardi di sudditi. Se non ci fosse un’organizzazione ferrea e
capillare al tempo stesso, sarebbe impossibile provvedere all’attuazione dei
provvedimenti governativi… e la burocrazia, le scartoffie, come dite voi, è
necessaria. Ogni pezzo di carta è un filo che collega l’operato di
quattrocento milioni di burocrati. Le norme e i sistemi che regolano il
funzionamento del Servizio Amministrativo devono essere lungimiranti e
rigide al tempo stesso, di modo che se c’è per caso qualche funzionario
incompetente, e càpita, come càpita che ci siano scienziati o capitani non
all’altezza dei loro compiti, sapete, se qualche funzionario è incompetente,
dicevo, non potrà fare grave danno. Infatti, alla peggio, il sistema è in
grado di andare avanti da solo.
- Già – commentò il capitano – E se
invece si desse il caso di un funzionario abile e intelligente? Anche lui si
troverebbe preso nella rete e costretto ad agire nella più piatta
mediocrità.
- Non è vero! – esclamò Antyok con
calore – Un uomo capace può fare quello che vuole pur agendo entro i limiti
del regolamento…
E lo dimostrerà nel finale, quando deve
fronteggiare le rabbiose reazioni degli altri, frustrati nei loro intenti:
- Ancora una cosa. Non rivolgetemi
accuse sciocche. Lavoro da ventisette anni per il Servizio e vi assicuro che
tutte le mie scartoffie dimostrano quanto la mia condotta sia sempre stata
corretta. Ah, capitano, sarò ben lieto di riprendere la conversazione
interrotta qualche ora fa, se volete, per spiegarvi come un funzionario
capace riesca ad ottenere quello che vuole pur agendo entro le norme della
burocrazia.
Sulla sua faccia tonda e liscia da
bambino apparve un sorriso ironico davvero inaspettato.
Il racconto “Vicolo cieco” apparve la prima
volta sul n. 630 della rivista Urania il 28/10/1973. Proprio in quel periodo
io iniziai la mia piccola carriera di burocrate pubblico. E vi confesso che
per tanti anni (più dei ventisette del buon Antyok) ho sempre avuto lui come
guida e come esempio, reso cosciente da quel racconto di come si possa
perseguire il bene pubblico pur all’interno di un’organizzazione magari
farraginosa, se solo si sanno usare propriamente e con coscienza gli
strumenti a disposizione.
E’ un debito di riconoscenza in più che ho con
il Buon Dottore, che ha saputo allietarmi nei miei momenti di svago, ma
anche guidarmi in quelli professionali.
31/12/2007
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