Isaac Asimov, il "Buon Dottore"

 

 

 

Il Sole Nudo

- a sinistra il robot umanoide R.Daneel Olivaw

- a destra l'investigatore 

Elijah Baley

 

 

 

i Vedovi Neri: Rubin, Avalon 

e Barbara

(disegno di Moja, da Tempo Spettinato)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL BUROCRATE DI ASIMOV

 

Isaac Asimov è il più famoso scrittore di fantascienza. Nel 1941, a soli ventun anni Asimov scrive “Notturno”, votato come il miglior racconto breve di fantascienza di tutti i tempi. Asimov è autore del Ciclo della Fondazione, possente saga sul disfacimento e ricompattamento del futuro Impero Galattico. Asimov inventa i robot positronici ed enuncia le tre Leggi della Robotica, a suo ragionato avviso indispensabili meccanismi di tutela dell’uomo dalle sue inquietanti e complesse creature, ma non così stringenti da non permettergli variazioni sul tema e storie paradossali.

Prima Legge: un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.

Seconda Legge: un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, a meno che questi ordini non contrastino con la Prima Legge.

Terza Legge: un robot deve salvaguardare la propria esistenza, a meno che questa autodifesa non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.

In realtà nel racconto “Conflitto evitabile” la Prima Legge viene diversamente enunciata da uno dei suoi personaggi preferiti, l’arcigna robopsicologa Susan Calvin, per diventare poi la Legge Zero quando Asimov salderà insieme la serie dei Robot e la saga delle Fondazioni.

Legge Zero: un robot non può danneggiare l'Umanità, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, l'Umanità riceva danno.

A queste leggi, esplicitamente o meno, faranno riferimento tutti gli autori successivi riconoscendone la validità.

 

Appassionato lettore di Agatha Christie e di P.G. Wodehouse (come lo è il sottoscritto) Asimov si cimenta anche con piccoli gialli casalinghi, prima con “Gli enigmi dell’Union Club”, dove un assonnato e supponente Griswold interrompe gli amici Jennings, Baranov e il narratore con il ricordo di qualche improbabile mistero pescato nei ricordi del suo altrettanto improbabile e misterioso passato sfidandoli a risolverlo, e infine con i più famosi Vedovi Neri. Sei amici si trovano una volta al mese a cena con un ospite (ma senza mogli, da qui il loro nome): sono lo scrittore Rubin, l’avvocato Avalon, il chimico Drake, il professore Halsted, l’artista Gonzalo, il funzionario Trumbull, assistiti dall’impareggiabile cameriere Henry. L’ospite finisce sempre per proporre o ricordare un episodio misterioso di cui i sei Vedovi si affannano a cercare la soluzione che immancabilmente verrà trovata con nonchalance da Henry. Sono racconti deliziosi nella loro semplicità e mi hanno così affascinato da spingermi a scriverne uno io stesso dopo la morte del Buon Dottore, com’era soprannominato Asimov (morte avvenuta nel 1992 a causa di una trasfusione di nove anni prima con sangue infettato dall’HIV). Lo trovate in Tempo Spettinato.

 

Nel 1939, quando ancora stava laureandosi in Chimica e Biologia, scrive un paradossale saggio pseudo-scientifico “Proprietà endocriniche della Tiotimolina risublimata”, una sostanza (inventata) che “si scioglie prima che si sia aggiunta l’acqua” e che non si lascia ingannare se lo sperimentatore fa il gesto di versare l’acqua ma poi si ferma, cioè sa se l’acqua verrà aggiunta o meno! Il tutto nel classico linguaggio accademico con cui stava convivendo in quegli anni di studi.

Analogamente, durante la II Guerra Mondiale, Asimov prende lo spunto dai toni abituali alla NAES - Naval Air Experimental Station di Filadelfia, dove lavora come chimico, e nasce il racconto “Vicolo Cieco” di cui vi voglio parlare.

 

La corrispondenza intergalattica fra il DipProvEst - Dipartimento per le Province Esterne e la Dir.Amm.Ceph.18 – Direzione Amministrativa su Cepheus 18, con i suoi toni asettici e formali e le tonnellate di relazioni e allegati, è un capolavoro di burocrazia, da cui tuttavia si evince la storia: una mansueta razza di non-umani contesa fra le pretese degli scienziati che li considerano solo oggetto di ricerca biologica, e un movimento neo-filosofico che li vuole soffocare di attenzioni. In mezzo Loodun Antyok, supervisore civile del piccolo e remoto pianeta, burocrate sfottuto e sottovalutato da professori, giornalisti e militari. Eppure fiero del suo compito, come spiega lui stesso:

- Il governo è una cosa seria e complessa. Noi dobbiamo amministrare migliaia di pianeti, nell’Impero, con miliardi e miliardi di sudditi. Se non ci fosse un’organizzazione ferrea e capillare al tempo stesso, sarebbe impossibile provvedere all’attuazione dei provvedimenti governativi… e la burocrazia, le scartoffie, come dite voi, è necessaria. Ogni pezzo di carta è un filo che collega l’operato di quattrocento milioni di burocrati. Le norme e i sistemi che regolano il funzionamento del Servizio Amministrativo devono essere lungimiranti e rigide al tempo stesso, di modo che se c’è per caso qualche funzionario incompetente, e càpita, come càpita che ci siano scienziati o capitani non all’altezza dei loro compiti, sapete, se qualche funzionario è incompetente, dicevo, non potrà fare grave danno. Infatti, alla peggio, il sistema è in grado di andare avanti da solo.

- Già – commentò il capitano – E se invece si desse il caso di un funzionario abile e intelligente? Anche lui si troverebbe preso nella rete e costretto ad agire nella più piatta mediocrità.

- Non è vero! – esclamò Antyok con calore – Un uomo capace può fare quello che vuole pur agendo entro i limiti del regolamento…

E lo dimostrerà nel finale, quando deve fronteggiare le rabbiose reazioni degli altri, frustrati nei loro intenti:

- Ancora una cosa. Non rivolgetemi accuse sciocche. Lavoro da ventisette anni per il Servizio e vi assicuro che tutte le mie scartoffie dimostrano quanto la mia condotta sia sempre stata corretta. Ah, capitano, sarò ben lieto di riprendere la conversazione interrotta qualche ora fa, se volete, per spiegarvi come un funzionario capace riesca ad ottenere quello che vuole pur agendo entro le norme della burocrazia.

Sulla sua faccia tonda e liscia da bambino apparve un sorriso ironico davvero inaspettato.

 

Il racconto “Vicolo cieco” apparve la prima volta sul n. 630 della rivista Urania il 28/10/1973. Proprio in quel periodo io iniziai la mia piccola carriera di burocrate pubblico. E vi confesso che per tanti anni (più dei ventisette del buon Antyok) ho sempre avuto lui come guida e come esempio, reso cosciente da quel racconto di come si possa perseguire il bene pubblico pur all’interno di un’organizzazione magari farraginosa, se solo si sanno usare propriamente e con coscienza gli strumenti a disposizione.

E’ un debito di riconoscenza in più che ho con il Buon Dottore, che ha saputo allietarmi nei miei momenti di svago, ma anche guidarmi in quelli professionali.

 

31/12/2007

 

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