CIAO
RENATO
Villafranca
d'Asti - 4/01/2011
La
zona era il feudo di Renato. Appena diciassettenne aveva collaborato
creativamente ad un libro riguardante la storia di Asti. La leggenda
narra che, ancora liceale, nelle interrogazioni gli capitava di
nominare il libro e, quindi, il proprio contributo al medesimo. I
cantori ci parlano ancor oggi delle espressioni attonite dei suoi
docenti, costretti a dare il voto ad un autore che citava se stesso
e la sua opera. Oggi è professore di Storia Medioevale e non vi
tedierò con il suo curriculum, o l'elenco delle sue pubblicazioni.
L'amore
per il passato, prossimo o remoto, ne caratterizzavano già allora
la personalità. Girava per il paese abbigliato come un gentiluomo
del Sud: giacca lunga, tipo redingote, cappello di feltro chiaro a
larga tesa, canna da passeggio. Appassionato e cultore della storia
del West, era musicalmente colto, sia per quanto riguardava i canti
originali dei pionieri, che per le colonne sonore dei film western,
compresi i "western-spaghetti" di Sergio Leone e dei suoi
imitatori. Conscio che ciò che oggi è "passato" era ieri
cosa quotidiana, non buttava via nulla che potesse un giorno avere
un qualche valore culturale o di documento e collezionava di tutto:
giornalini, riviste, giocattoli, libri, manifesti, fotografie,
eccetera. Cosa che rende "oggi" estremamente divertente e
interessante frequentare la sua casa. (...)
Suo
grande pregio, almeno ai miei occhi, era la vivacità intellettuale,
che gli permetteva di dedicare la stessa appassionata attenzione ad
argomenti seri, ma anche ad aspetti più frivoli, giudicandoli
rappresentativi della cultura del loro tempo.
(Musica
Amore Mio, cap. 3, pagg.42-43)
Nel
1980, però, il mio amico Renato (sì, il professore) realizzò un
vecchio progetto: un film in super8 intitolato "La Trasia",
di cui aveva in testa da tempo soggetto e sceneggiatura.
"Durante
un viaggio sulle colline della sua infanzia il protagonista,
accompagnato da un emblematico oggetto-guida (la trasia), nel
confronto tra la situazione del passato e quella del presente si
accorge dell'insanabile crisi d'identità del contadino pendolare,
solo in apparenza emancipato dalla fatica dei campi, ma di fatto
dissociato tra due realtà che non gli appartengono più
interamente, la fabbrica e la campagna".
Bello,
vero? (...) Personalmente, sono da sempre innamorato della sequenza
finale, in cui la trasia (che è un anello di vimine, usato un tempo
per fissare il giogo dei buoi all'aratro) rotola giù per la
scarpata, in un tramonto rosso e nero, ondeggiante di fili d'erba al
vento, con un montaggio estremamente suggestivo. Renato interpretò
anche il protagonista, coinvolgendo parenti e vicini nelle altre
parti. Si sa, nei paesi i cognomi tendono a ripetersi, tutti sono
imparentati fra di loro e noi non perdiamo occasione, alla fine
della proiezione, per sfottere e sottolineare il continuo ripetersi
del cognome di Renato nei titoli di coda.
Io
fui invitato a fornire la colonna sonora.
(Musica
Amore Mio, cap. 10 pagg.126-127)
Entro
nella Sala dei 500, all’Unione Industriale. È
qui che stamattina presenterò il mio libro “La Porta di Samain”.
(...)
È
Storia, ormai, come il Laboratorio Musicale del Graal incantò con
pochi squisiti pezzi l’intero uditorio (compresi gli Industruniti
padroni di casa) ed in primis un ammirato Renato Bordone che
richiese a gran voce il bis, e come quest’ultimo illustrò con
parole alate l’eterno mito di Artù e il bisogno di sogni che
tutti portiamo in petto, suscitando l’ammirazione e il
compiacimento degli astanti ed i Graaliani in primis, e come
entrambi si profusero in dolci detti sull’immeritevole autore,
consigliando senza riserve la lettura del brillante volumetto (di
cui l’uno era prefattore e gli altri editori: non che questo
potesse minimamente intaccare la loro obbiettività, of course).
(Il
Blues & il Graal - La Sconfitta di Mr. Mollo - pag.
191-194)
Così
Andrea, il giovane incauto Andrea, chiede incuriosito: “Ma
esattamente, cosa successe ad Alamo?”
Inutilmente la mia bambina, lei sì ben
edotta sui rischi di tale domanda - micidiale in quel contesto - si
agita e si sbraccia per fermarlo. Inutilmente lui, improvvisamente
conscio della immane sciocchezza commessa, stringe ripetutamente la
mano orizzontalmente a pugno invocando sinteticità nella
risposta.
Noi
ci guardiamo; poi, di comune accordo, lasciamo la parola al Prof.
Bordone, mentre Marco si precipita in casa e ne esce con una
consunta copia de “La conquista del West” di Piero Pieroni ed io
e Enrico ci assestiamo sugli scranni, pronti a integrare e chiosare
la esaustiva, ricca, completa, affascinante lezione del Professore.
Un’ora
dopo Andrea ha due cose ben chiare in mente:
1)
l’intero quadro storico, economico, leggendario,
folkloristico, cinematografico e musicale connesso con il periodo
dell’espansione degli Stati Uniti nella prima metà del secolo
diciannovesimo, e
2)
mordersi la lingua prima di fare domande stupide.
(Il
Blues & il Graal - Frammenti e congedo - pag. 227)
*
* *
"Resta
per sempre qualcosa di noi;
non
capita sempre, però, che rimanga
la
parte che noi giudichiamo migliore,
quella
che un giorno Renato Bordone
con
frase felice chiamò "il diamante",
il
succo, l'essenza, l'estratto, il ricordo..."
(Davanti
allo Specchio - parole e musica di F. Nervo - 1972)
*
* *
Abbiamo
salutato Renato nella sua Villafranca, in una chiesa gremita fino
all'inverosimile e oltre di colleghi, discepoli, prelati, autorità
e amici. Ne abbiamo ricordato l'ingegno accademico e i mille
progetti, la sua passione civile e sociale, netta e critica ma mai
faziosa, il suo dare e fare senza calcolo e senza mercato, la sua
capacità di essere amico di tutti facendo sì che ciascuno se ne
sentisse amico particolare. Marco ha diffuso le note di "C'era
una volta il West" di Morricone come affettuoso e calzante
saluto.
Sono
sicuro che il premio che gli è stato apparecchiato è l'intera
biblioteca dell'abbazia del Nome della Rosa a sua disposizione ed
ora è là che scartabella fantastici volumi e prende appunti.
Un
amico. Un grande Amico. Un Grande.
All'Unione
Industriale, presentazione de "La Porta di Samain"
Home: www.bluestyle.org