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Disegno di copertina:
Ed. Greco&Greco, 1992 |
Musica Amore Mio
Io sono stato concepito all'incirca mentre Leo Fender inventava la Telecaster, la prima chitarra elettrica a corpo solido (quella, per intenderci, che vedete al collo di Bruce Springsteen e di Edoardo Bennato). Non può essere una semplice coincidenza. Influenze astrali hanno quindi associato la mia esistenza alla musica ed alla musica rock, o pop, o come vogliate etichettarla, in particolare. E' nato così prepotente il bisogno di narrare per sommi capi come abbiamo convissuto in questi anni Lei (la Musica) ed io: la musica ascoltata, la musica suonata, la musica parlata, letta, commentata, applaudita, sognata, vista, comprata, fatta, discussa. Forse qualcun altro di voi si ritroverà in queste pagine. Comunque, se siete in dubbio, lasciate pure il libro sullo scaffale e compratevi un disco. Capirò.
* * * Fra gli argomenti trattati, un capitolo sui miei chitarristi preferiti, uno sulle mie chitarre preferite, uno sui rudimenti della registrazione casalinga, una guida ai manuali musicali e di critica e, infine, "Musica e Psicologia - penso dunque s(u)ono".
Dal Capitolo 3 - I primi passi E' qui opportuno introdurre il concetto di "buco". Nella fattispecie trattasi di luogo chiuso e angusto, in genere cantina o soffitta, ma, nei casi più fortunati, anche alloggetto in fatiscente abitazione, sommariamente arredato con suppellettili di recupero, fra cui, obbligatoriamente, un tavolino zoppicante, cuscini di varie fogge, colori e pulizia, un giradischi vecchio e gracchiante. Quali optional, luci "psichedeliche", quelle lampade ad ultravioletti che tramutavano le camicie bianche in spettrali tovaglioli e i denti in sogghigni luminescenti. Il riscaldamento per i mesi invernali era assicurato (si fa per dire) da vecchie stufe da cucina, stufe a legna, a kerosene, qualche stufetta elettrica su cui immancabilmente si fondevano le giacche a vento scivolate dagli attaccapanni improvvisati. Era rigorosamente negato il riscaldamento centrale tramite normali ed economici termosifoni. Nel nostro primo buco, ancora più eccentrico, una stanza era rivestita di corteccia d'albero, inchiodata pezzo per pezzo sul muro con accompagnamento di gotiche bestemmie e col risultato, dopo pochi giorni, di respirare segatura e coabitare con tarli, larve, bachi e vermi. Il buco era l'appuntamento settimanale con gli amici, il palcoscenico per scherzi, battute, musica e risate, il salotto per i corteggiamenti, l'alcova (a turno) per i primi amori.
Dal Capitolo 4 - Il gruppo Ora enuncerò la "Teoria di Nervo", che, d'ora in poi, verrà citata insieme ai più famosi "Principio di Peter" e "Legge di Parkinson": Il tempo impiegato a trovar nome a un gruppo musicale è inversamente proporzionale all'abilità dei componenti del gruppo stesso. Vale a dire che, più i musicisti sono scalcinati, poco affiatati, insicuri sul genere musicale che vogliono fare, poco preparati, carenti di tecnica e male equipaggiati, e più si lambiccheranno il cervello alla ricerca di un nome altisonante, intrigante, evocatore, sbalorditivo, affascinante, sintetico, mnemonico, curioso, seducente, che, in qualche modo, li aiuti a migliorare la loro immagine e illuda il più possibile il mondo sulla loro abilità e il loro carisma. E viceversa, più il gruppo sarà bravo e sicuro di sè, meno si preoccuperà del nome d'arte, fino al limite di fregarsene del tutto ed usare semplicemente i nomi dei componenti (vedi Crosby, Stills, Nash & Young, o Emerson, Lake & Palmer, o la maggior parte dei gruppi jazz).
Dal Capitolo 17 - Ieri, oggi, domani Come ben sa chiunque abbia vissuto l'esperienza di un gruppo musicale, non c'è nulla di più ipocrita e nauseante delle lamentele di un musicista in materia di volume. Petulante: "Ma se sono al minimo!"; suadente: "Non mi sento, davvero, non riesco proprio a sentirmi"; bizzoso: "Ma abbassati un po'! Ti vuoi abbassare?"; giudizioso: "Sù ragazzi, abbassiamoci tutti."
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