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cd:  Wonderland

 

 

 

 

I Red Fox a Montà d'Alba

 

Donata, Umberto, Franco in studio

 

 

Luglio 2016. Ho ancora negli occhi le insegne dei pub di Dublino e scrivo un testo, una storia ambientata nella turbolenta e ribelle Irlanda di fine 1700. Scrivere in inglese non mi è facilissimo, non ho grande dimestichezza con la lingua di Albione, ma ho un mio metodo, scrivo e traduco, ritraduco e riscrivo, cerco rime e sinonimi e pian piano prende forma l’incontro di una bruna bellezza che riconosce nella giubba di lui, acciaccato dragone, il reggimento di suo fratello e ne chiede notizie. Fra i due giovani, nella notte di Dublino, nascerà qualcosa.

Provo a musicarla, ma le varie soluzioni non mi convincono: troppo blues, poco folk. Così mi viene naturale chiedere aiuto al talento melodico di Donata che appare subito entusiasta all’idea di scrivere un pezzo a quattro mani e inserirlo nel repertorio Red Fox. Nasce così The Smile of Rowan. Bella, ci piace. Bello sviluppo armonico, cori di Donata da brivido.

 

Nemmeno un mese dopo mi torna l’ispirazione, probabilmente da Rob Roy, il film del 1995 con Liam Neeson, Tim Roth, Jessica Lange. Riguardo spesso la scena del duello finale e scrivo di getto Last Night (with my pain). Come nel film il tronfio signorotto locale ha violato la donna del protagonista che, pazzo di rabbia, afferra la sua spada e corre a sfidarlo. Mentre saluta gli amici conclude che, comunque vada, ucciso o vendicato, quella sarà l’ultima notte col suo dolore.

Stavolta la mia prima stesura musicale viene conservata per la parte centrale, mentre Donata ricama intro e finale.

 

Wonderland ci cala nel fantastico mondo di Lewis Carroll, dove la volpe e la lepre vanno insieme al mare ciacolando, il topo gioca a scacchi col lupo (e vince), il cavallo è innamorato della lucertola e la chiede in moglie (lei accetta) e tutti partecipano a un’improbabile gara di corsa dove è il cavallo ad arrivare ultimo e deve pagare da bere a tutti. Alice e il Cappellaio Matto e il Gatto del Cheshire occhieggiano dal ritornello. Donata fa la sua parte e voilà, abbiamo tre nuovi pezzi (nostri!) in due mesi.

 

“Ehi Franco! Ho trovato questo arpeggio che mi piace un sacco! Puoi scriverci sopra le parole?”

“Ehm… certo. Di cosa vuoi che parli?”

“Mah, direi della natura, della bellezza… vedi tu.”

Nasce così Pixie Spring, cioè la fata della primavera che risveglia fiori e animali e fa rinascere la vita dopo il sonno dell’inverno. Probabilmente mi sono ispirato alle piccole e graziose creature alate della versione di Disney dello Schiaccianoci di Tchajcovskij in Fantasia (1940), ma all’epoca non ne ero consapevole. E quattro!

 

Poi arriva Birds Song. Ho sempre amato costruire un testo su un elenco, aiuta a trovare idee e dare unità alla storia. Qui si alternano corvi e aironi, allodole e gabbiani, falchi, aquile e pettirossi, ma il verso finale di ogni strofa e ogni ritornello portano al mio amore e al suo sorriso. E cinque.

 

Sono passati due anni e un paio di altri brani sono stati creati e poi accantonati perché non completamente convincenti. Anche le altre canzoni a volte subiscono piccoli ritocchi per la metrica o la cantabilità o la suonabilità. In questo progetto i nostri ruoli sono ben distinti, ma siamo entrambi autori e musicisti e ciascuno può sempre dire la sua e proporre suggerimenti e cambiamenti.

Ormai Donata parla apertamente di registrare il prossimo cd (il terzo, dopo Live e Free) solo con brani nostri. Io sono titubante, non sono sicuro di riuscire a mettere tanta carne al fuoco, di riempire tutto un album con pezzi originali. Forse, ipotizzo, potremmo fare fifty-fifty fra titoli nostri e tradizionali. Come John Mayall in Crusade (1967) dove alternava un blues altrui ad uno proprio.

 

“Ehi Dò! Ho appena letto “La via dei cristalli” e ho scritto un testo sulle pietre e le loro proprietà magiche. Vuoi provare a musicarla?”

“Certo! Manda, manda!”

Nasce Magic Stones. Toh, siamo a sei.

 

E poi arriva il botto. Ci propongono di partecipare al Festival della canzone al tartufo di Montà d’Alba. La mia prima reazione è una risata. Dovrei scrivere un testo sul tartufo?! Magari sulle sue decantate proprietà afrodisiache? Una canzoncina goliardica? Ma per favore!

Per scrupolo e per correttezza chiedo a Donata cosa ne pensa. “Dài, proviamoci!” Avevo sottovalutato il suo entusiasmo. Così raduno tutta la mia professionalità, mi documento su modi, tempi, lune, caratteristiche della cerca al prezioso tubero e mi scivola dalle dita un testo che, insomma, ecco, non mi sembra né banale né scontato. Donata approva e si mette subito al lavoro sulla musica.

Il resto è storia. Nelle ore prima dell’evento girellando per il borgo ci accorgiamo che la laboriosa comunità montatese ormai ci conosce. “Ah, siete voi quelli che cantano del tartufo senza nominarlo!”

Cerca d’Autunno vince col voto della giuria dei trifulau, i nobili cercatori di Sua Maestà. Il Corriere della Sera di domenica 3 novembre 2019 titola a piena pagina “Il Mogol cantore del tartufo” e sta parlando di me, paragonandomi all’autore di Emozioni, Io ho in mente te, 29 settembre, Una lacrima sul viso, Il tempo di morire (Motocicletta!), E’ la pioggia che va, Impressioni di settembre, Se stasera sono qui e via cantando. Ovviamente la pagina è incorniciata e appesa al muro della mia sala musica. Sono soddisfazioni.

 

Così, felici per questo gratificante risultato, decidiamo di premere sull’acceleratore e concretizzare il nuovo album. Mancano tre pezzi. Recupero una mia vecchia canzone, The Fairy in The Jar, una fiaba su una fata prigioniera in una bottiglia. La libero e, come da copione, troverò la felicità con e grazie a lei. La mia musica originale non mi convinceva e Donata ne trova una più aderente al testo e al progetto complessivo.

 

Visto che Cerca d’Autunno è in italiano perché non bissare? In zona Cesarini scrivo Red Fox che diventa la presentazione del nostro omonimo animale simbolo. Donata scrive la musica mentre stiamo già registrando gli altri brani.

 

Decidiamo di comune accordo (ma in realtà è un regalo che Dò mi fa, conoscendo le mie preferenze) di inserire una cover e la scelta cade su Alison Gross, la tragicomica storia di una orribile stregaccia che, con promesse, regali e incantesimi, cerca di conquistare un bel giovinotto.

 

Dieci brani, l’album è completo. Nessun ospite stavolta, facciamo tutto da noi, ma con il ricco contributo di Umberto che oltre a registrazione, missaggio e masterizzazione suona il basso fretless (quello senza barrette dei tasti, come un contrabbasso, suono liquido e gorgogliante) in sette brani.

 

In copertina mettiamo “Reflets”, un dipinto di Donata (sì, è anche una valente pittrice, sia naturalista che astratta) ed io mi occupo della grafica. Eccolo: è il terzo album dei Red Fox.

 

Cerca d’Autunno  (Guerci/Nervo)

Luna d'autunno, luna a metà
Sagome scure di querce e castagni
Pegaso in cielo è sorta di già
Da Andromeda nascono i nostri sogni.

Luna discreta, silente Selene
Passi leggeri di zampa e di piede
Sguardi di elfi, di gnomi e falene
Il bosco sa tutto e tutto prevede.

Luna curiosa appesa lassù
Raggi che infilano dritti la notte
Ricami di stelle nel cielo blu
Corre la volpe e il buio l'inghiotte.

Luna sapiente che tutto osservò
Terra materna che a tutto provvede
Uomo paziente che a lungo cercò
Cauta la zampa, prudente il piede.

Luna d'autunno intorno a me
E gnomi e volpi e passi nel bosco
Tesori sepolti degni di un re
In una terra che amo e conosco.

* * *