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Oggi parliamo di... I BlueStyle - Il Cantautore - I Recitals - Chitarre - Parliamo di... |
Tracks:
2. Time is Gone
3. Chainsong
4. Pay the Cobra
5. Snotgun
6. Have a Little Faith in Me
8. Detroit Breakdown
10. Everyday I Think of You
11. Maniac Blues
12. Third Time's the Charm
Lisa Kekaula
Bob Vennum - Lisa Kekaula Craig Waters - Tony Fate |
The BELLRAYS - Have A Little Faith (Cheap Lullaby Records, 2006)
Non è facile recensire chi afferma: "Chi se ne frega da dove vengono o cosa hanno fatto prima o quanti dischi hanno prodotto. A questo gruppo le notiziole o le statistiche non interessano. Se avete la mente aperta e accettate le sfide allora è qui che dovete fermarvi ed ascoltare." Anche i miei più esperti colleghi hanno trovato qualche difficoltà a descrivere la loro musica. Non mi credete? Ebbene leggete qua: "La vita a volte ti aggredisce, ti prende e ti sbatte a terra lasciandoti senza fiato. E come se non bastasse ti prende anche a calci nelle costole e poi se ne va per i fatti suoi lasciandoti da solo a rantolare. Sono quelle volte in cui vuoi leccarti le ferite da solo, senza contare su nessuno, per prepararti al prossimo faccia a faccia e non farti cogliere di sorpresa. Per poter sperare di suonargliele almeno una volta o, almeno, cadere al tappeto con dignità. Ci sono dei dischi che servono a questo: a prepararsi al prossimo round. Prendi la macchina e guidi senza meta, con l’autoradio al massimo e mandi a fare in culo tutto e tutti." Riflessioni profonde, senza dubbio, ma non molto utili a capire di cosa si stia parlando.
Comunque, i BellRays sono insieme dal 1990, il loro primo album In The Light Of The Sun è del 1992 e questo Have A Little Faith è del 2006 ed è il settimo, passando attraverso Meet The BellRays del 2002 e The Red, White & Black del 2005 . Sul loro sito campeggia la scritta "Blues is the teacher - Punk is the preacher", come a dire: il Blues è il maestro e il Punk è la guida spirituale; quindi anima, energia e spontaneità. In realtà nella loro musica è difficile isolare un solo stile, o anche solo un paio. La grinta di certi pezzi, gridati dalla possente voce di Lisa Kekaula, come Snotgun, Pay the Cobra, Change the World, Maniac Blues, rimandano al rock più energico e massiccio (il riferimento ai Led Zeppelin, altro quartetto con voce, chitarra, basso, batteria, è d'obbligo): riffs potenti, ritmica compatta e poderosa, un senso di forza e di urgenza.
Poi però il laser vi propone Third Time's The Charm o
Tell the Lie o Everyday I
Think of You
Ancora: Time is Gone e Lost Disciples si snodano su ritmi latini, quasi santaniani, mentre nella finale Beginning From the End le carte si mischiano ancora di più, introducendo sonorità e scale orientaleggianti e intermezzi acustici. Inoltre le canzoni, ancorché piuttosto brevi, presentano spesso stacchi, cambi di tempo, elementi aggiuntivi (fiati, tastiere, cori, percussioni, rumori). Credo che abbiate capito che l'invito dei BellRays a tenere orecchie e mente aperte non era solo un modo di dire e che la loro musica (al di là della mia ironia) è davvero difficile da descrivere, ed è tutto fuorché facilmente etichettabile e riconducibile ad uno stile, ma proprio per questo intrigante, suggestiva e stimolante. Le canzoni sono tutte di Tony Fate, il chitarrista, salvo tre composte da Bob Vennum, il biondo e occhialuto bassista.
Pensavo di essere forte ma non il tipo di forza che mi serve. Pensavo che avrei trovato il modo di farmi ascoltare da te. E adesso sono qui a preparare la battaglia non posso trasformare le cose sbagliate in giuste. (Third Time's the Charm)
Insomma, qualunque siano i vostri gusti sono convinto che l'ascolto di questo album potrà darvi emozioni e aprirvi mente e orecchie. Lisa e i suoi amici avevano ragione.
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