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Tracklist:
01. Disintonation
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The HELLECASTERS - Essential Listening Volume 1 (HighTone Records, 2002)
Per tanto tempo mi sono e mi hanno chiesto perché sono così orientato verso la musica anglosassone e snobbo quella italiana, salvo poche eccezioni. Ci ho pensato a lungo e sono giunto alla conclusione che dipende dal fatto che la musica italiana è soprattutto "cantata", mentre quella anglosassone è più "suonata", cioè mette su un piano di parità lo strumento ed esalta l'abilità dell'esecutore, la tecnica, lo studio, dando pari dignità all'assolo rispetto al canto. E poi, lo ammetto, amo gli strumentali, le atmosfere, le pennellate che le sei corde possono creare lasciandoci liberi di immaginare storie e scenari cinematografici. Così dedico questa scheda a un trio di chitarristi superbi, eccezionali quanto poco noti in Italia, degni eredi dei primi eroi della chitarra elettrica e intendo Duane Eddy e la sua Gretsch dal suono profondo e riverberato, gli Shadows di Hank Marvin esplosi nel 1960 con Apache, i Ventures e le loro melodie spigolose, tutti i gruppi da "un colpo", un successo e poi l'oblio, come i Tornados di Telstar, i Chantays di Pipeline, i Champs di Too Much Tequila e 20.000 Leagues, gli Aiglons di Stalactite, gli Islanders di Enchanted Sea/Mare Incantato. E poi un gigante del blues strumentale come il texano Freddy King e la sua Hideaway, Roy Buchanan e la sua Telecaster strapazzata e miagolante, lo sfortunato Danny Gatton, suicida per una crisi depressiva, chitarrista amato dai suoi colleghi (di cui riusciva a imitare senza difficoltà ogni fraseggio) ma che mai raggiunse la meritata popolarità. E ancora Ronnie Montrose e un album come The Speed Of Sound, o il progetto Guitar Speak che presentava solo strumentali di chitarristi come Alvin Lee (Ten Years After), Eric Johnson, Leslie West (Mountain), Pete Haycock (Climax Blues Band), Steve Hunter, Robby Krieger (Doors). E l'elenco potrebbe continuare.
The Hellecasters è la sigla sotto cui si sono riuniti nei primi anni '90 tre virtuosi session-men di Nashville, votati più volte "chitarrista dell'anno" dalle riviste di settore, con un curriculum di collaborazioni impressionante: John Jorgeson (Desert Rose Band, Bob Dylan, Elton John, Bob Seger, Bonnie Raitt); Jerry Donahue (Fairport Convention, Joan Armatrading, George Harrison, Elton John, Robert Plant, Roy Orbison); Will Ray (Tom Jones, Solomon Burke, Joe Walsh) Il nome, dicono, nasce dalla loro dichiarata intenzione di tirar fuori l'Inferno dalle loro Tele- e Strato-Caster. In effetti usano solo queste chitarre dal suono cristallino e la Fender ha creato ben sette modelli a loro nome (più che per qualunque altro gruppo dal 1950 a oggi) modificati secondo le loro esigenze. In seguito utilizzeranno anche strumenti marca G&L, la società fondata da George Fullerton e Leo Fender dopo che Leo aveva venduto il suo più storico marchio. Le tecniche dei tre eroi si differenziano: John è più rock, capace di scale al fulmicotone e timbriche mordenti; Jerry il più country ed utilizza un personalissimo tipo di vibrato ottenuto premendo le corde fra il capotasto e le meccaniche (il "Re dei Tira-corde del Pianeta" lo chiamò Danny Gatton); Will il più blues, utilizzando una Telecaster che incorpora il B-bender, un meccanismo situato dietro il ponte che altera a comando l'intonazione della seconda corda (B=Si, secondo la connotazione anglosassone), oltre ad ottenere indescrivibili effetti usando contemporaneamente due ditali d'acciao infilati al medio della mano sinistra e al mignolo della destra. Tutti utilizzano plettro e dita e il risultato è una cascata di note squillante e funambolica. Il solo ascolto non aiuta a capire come riescano a prodursi in questi assoli; meglio goderseli in un video, magari quello registrato dal vivo al noto pub tedesco Ohne Filter, oppure quelli didattici di Jerry Donahue e Will Ray.
Hanno realizzato tre album: The Return Of The Hellecasters (1993) è stato votato dalla rivista Guitar Player "Album Country dell'Anno", mentre Guitar Shop Magazine l'ha dichiarato "Album dell'Anno", senza tanti distinguo! Escape From Hollywood (1995) invece è "Miglior Album dell'Anno" per i lettori di Guitar Player Magazine. Infine Hell III: New Axes To Grind (1997), che propone in copertina i primi tre modelli Fender a loro nome. Il titolo che vi propongo in questa scheda è invece una compilation uscita nel 2002 e che attinge dalla scaletta degli album precedenti, più due inediti. Le note di copertina permettono di seguire e identificare ciascun solista. Tredici strumentali che spaziano fra stili diversi: rock (Disintonation, Back on Terra Firma di Jorgenson), country (Valley of The Pharaos, Axe To Grind di Donahue), swing e blues (Ghosts of 42nd Street, Bucket of Fish di Ray) e una cover di Hendrix (Little Miss Strange).
Gli Hellecasters sono tre orologi che ticchettano ritmo e divertimento senza sbagliare un colpo. Cercateli e ascoltateli.
Will Ray John Jorgenson Jerry Donahue
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