LE
HARLEY E I BLUE WEST
Concerto
Blue West – Ponzano Monferrato, 1/6/2014
“Hanno suonato per voi: da Tulsa, Oklahoma, arrivato fin
qui in autostop su un gigantesco autocarro a sedici ruote... alla
batteria e percussioni: Daniele Protano! In licenza temporanea dal
suo reggimento, il Sesto Cavalleggeri Alabama... basso, contrabbasso e
voce: il colonnello Marco Ravizzotti! Dal Texas, velocissimo con la
sua sei colpi... pardon, sei corde... chitarra solista: Andrea
“Rolex” Roletto! Dalle sue piantagioni nel profondo Sud, in
Virginia (o era Cuneo?)... chitarra e voce: “The Governor”
Fulvio Grosso! Dal Kentucky (e dalla sua distilleria clandestina di
bourbon)... dobro, armonica e voce: Franco Nervo! ... ma tenetevelo
per voi, ragazzi: un sacco di sceriffi darebbero un anno di paga per
sapere dove beccarmi!”
La
presentazione ammicca alle canzoni suonate oggi: Tulsa
Time, Oklahoma borderline,
Sweet Home Alabama, Pecos Bill, eroe dello stato della Stella Solitaria, Take
me home country road, Kentucky
means Paradise e un’altra manciata di pezzi di tutti e due i
generi, come direbbe il vecchio Bob (o meglio, sua moglie Claire)
proprietario dello “splendido localino” Bob's
Country Bunker in Cocomo, Illinois: il
country e il western. E, come i Blues Brothers, anche noi, i Blue
West, dobbiamo fare attenzione e avere rispetto del nostro pubblico
poichè è formato da una torma di grintosissimi bikers ricoperti di
pelle e rigorosamente montati su cromatissime e rombanti Harley.
Siamo infatti a Ponzano Monferrato al 1° Tour Harley Davidson
"Tra colli e castelli del Monferrato", ingaggio ovviamente
raccolto dall’ottimo Fulvio, che fra queste colline è di casa. Ma
partiamo dal principio.
Fulvio
ha già suonato qui due anni fa, presentando con Marina il duo
Bottega Faber e il loro repertorio deandreiano; perciò gli
organizzatori sanno di poter contare su un musicista preparato ed
eclettico e gli propongono questa data. Solo che pubblico, scenario
e richieste sono cambiate: dall’intima e concentrata bomboniera
per le canzoni del Poeta sardo-ligure, al rombante piazzale invaso
dai centauri di Milwaukee, che, com’è noto, vogliono ascoltare
“tutti e due i generi”, country & western, appunto.
Orbene,
Fulvio sa bene che il sottoscritto negli anni ha collezionato e
studiato un intero
librone con Le Vecchie Canzoni del Nuovo Mondo, repertorio e
spettacolo a cui più di una volta ha collaborato (prima sotto
l’etichetta East-2-West, poi come Blue West, in trio con il
contrabbasso del professor Ravizzotti) e quindi senza esitare ha
detto di sì agli amici ponzanesi. Però ritiene che per suonare
davanti a un centinaio di Harley rombanti occorra un organico e un
sound più ricco e ampio, che comprenda almeno batteria e uno
strumento solista, e mi esterna questa sua intima convinzione pur
sapendo come io sia un pistino ansioso, diffidi dei gruppi
improvvisati, ritenga di difficile gestione un organico numeroso e
pretenda di arrivare sul palco solo dopo un congruo numero di
soddisfacenti prove. E pur avendo teoricamente a disposizione ben
tre mesi prima dell’evento, scopriremo che trovare i giusti
elementi per rimpolpare coerentemente i Blue West non sia per nulla
facile. Uno dopo l’altro rinunciano (per vari e legittimi motivi)
il banjoista Vito e i batteristi Salvo e Dario. Per fortuna il
grande Rolex c’è ed è lui a portare nel gruppo il sorridente e
preparatissimo Daniele, che oltre alla simpatia ci va a genio perché
produce suoni percussivi su un ristretto vassoio elettronico Roland
che non crea problemi di ingombro nella ridotta mansarda musicale di
Fulvio dove finalmente ci troviamo per provare e studiare la
scaletta.
ELWOOD:
Tocca pensare a qualcosa che piaccia a questa gente, e veloce.
MURPH:
Il tema di Rawhide, ve lo ricordate?
LOU:
Sì, certo, Rawhide lo sappiamo tutti.
ELWOOD:
Va benissimo, come no?
MURPH:
In che chiave?
ELWOOD:
Mah, non so...
DONALD:
Va bene il Sol?
No,
Rawhide va bene, ma noi, a differenza dei Fratelli Blues, la
facciamo in La. Aggiungiamo qualche grintosa canzone di Johnny Cash,
proposto e cantato da Fulvio e per buona misura ci ficchiamo dentro
un po’ di blues (il nome del gruppo ce lo permette) perché pare
che il nostro impegno inizierà alle ore dieci (del mattino!) quando
i centauri si raduneranno sul piazzale per ascoltare il saluto
delle autorità ed iniziare il tour collinare salutati dalla nostra
musica, per poi tornare a pranzo dove nuovamente li dovremo
armoniosamente aiutare nella masticazione e digestione. Perciò
qualche buon blues infarcito di assoli ci aiuterà ad allungare il
brodo... ad integrare la paesana & occidentale scaletta, volevo
dire. Va da sé che la sveglia suonerà alle sette (e per me, che ho
appena finito di rockare e rollare con i Five Tips sarà uno
sbadigliante notevole sforzo), alle otto mi troverò da Fulvio con
l’auto stracarica, alle nove e spiccioli arriveremo alla meta e
subito cominceremo a montare l’attrezzatura. Ansioso di far bella
figura ho aggiunto al mio impianto audio un sub-woofer, cioè un
nero scatolone zeppo di frequenze basse che dovrebbero rimpolpare e
dare corpo e spessore al nostro suono, cosa che effettivamente
avverrà dopo un’oretta circa di faticosi tentativi, non appena ci
verrà in mente che non basta accendere l’attrezzo ma si deve
anche ruotare in senso orario la manopola del volume in modo da
permettere ai 500 profondi watt di spargersi nella frizzante aria
monferrina.
Bene,
per farla breve, l’impegno fu da noi onorato alla grande; i bikers
ci ascoltarono compiaciuti; qualcuno di loro, bizzarro e spiritoso,
invocò io vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro, ma
non ci mettemmo troppo a persuaderlo che la richiesta non rientrava
nelle due categorie musicali ammesse per quella giornata. Un
gentiluomo tatuato e borchiato decise che gli andavo a genio ed
acquistò un mio cd sulla fiducia, prima ancora di udire una sola
nota; un altro spostò la sua belva cromata fin sotto il palco dove
scattammo diverse foto ricordo con lui e la sua signora dagli occhi
color del cielo, i capelli color del grano e il viso cotto dal sole
e dal vento. Infine, accompagnati dal tonante riff di Sweet
Home Alabama i motori rombarono, i cavalletti scattarono e i
centauri ripartirono. Noi sorridemmo esausti, smontammo il palco e
ci accommiatammo dagli organizzatori. Be’, lo sapete, a volte le
sorprese arrivano proprio all’ultimo momento...
JAKE:
Bob, come la mettiamo ah... per la paga di stasera?
BOB:
Ah, già! Dunque... Sono 200 dollari. Però voi vi siete bevuti 300
dollari di birra.
ELWOOD:
Ah, ma quando siamo entrati, la sua signora, al banco, non ci ha
fatto pagare il primo giro e credevamo... sì, insomma, che la birra
era una specie di omaggio per la banda, capisce?
BOB:
Ah... No, no, no, no, no.
JAKE:
Ah. Allora vado fuori a fare una colletta fra i ragazzi?
BOB:
Eh, ecco, sì, te ne sarei molto grato.
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