THE
NEW LIFE STARTS HERE!
Cascina Govean - Alpignano 26/05/12
“Anch’io!
Anch’io! Appena ho sentito che Monti stava cambiando i requisiti,
mi sono riscattata qualche mese che avevo lasciato lì… sai, prima
mi avevano detto che non mi conveniva, che mi costava troppo, ma a
quel punto… io ero in aspettativa per motivi famigliari, così non
sono nemmeno tornata in ufficio e sono andata direttamente in
pensione! Sì, con le colleghe dicevo che sarei passata a
festeggiare con loro, ma sai com’è: passata la festa, gabbato lo
santo!”
Ecco…
come dire? Con tutto il rispetto e la comprensione per la scelta di
questa signora, io a questa festa non avrei mai rinunciato. Ma
siccome mi sembrava un po’ troppo sfacciato ed irridente per gli
amici che restavano a tirare la carretta sbattergli in faccia quella
parola così carica di pathos e di nostalgia (“pensione”), ho
battezzato l’evento The New Life Day, più discreto e garbato e
rispettoso per chi resta, prendendo lo spunto da una bella canzone
dei Waterboys, con cui ho voluto iniziare questa piccola
celebrazione.
“Ho
bruciato i miei ponti e sono finalmente libero - Tutte le mie catene
appartengono al passato - La nuova vita inizia qui - La giornata è
aperta e il cielo è blu - Il mondo è un miracolo e
così tu - La nuova vita inizia qui - I giornali arrivano
stampati e completi - Tutti i precedenti messaggi sono
obsoleti - La nuova vita inizia qui - Posso vedere la mia
strada così chiaramente e gioire perché… la nuova vita
inizia qui.” [The New Life - The Waterboys]
Laura è la vocalist di un numero imprecisato di fortunati gruppi a
cui presta la sua ugola di titanio, la sua prestanza fisica ed un
sorriso che illumina come un lampione, visto che si trova più o
meno alla stessa altezza. Condividiamo il segno zodiacale, due
Cancri precisini e un po’ ansiosi, e una insopprimibile dipendenza
musicale, droga non più eliminabile dai nostri organismi ma
comunque vitale e non letale. Con cura, velocemente ma
puntigliosamente, abbiamo preparato i primi pezzi: cori,
armonizzazioni, scambi, metrica, accenti, chiamate e risposte.
“Vuoi sapere un segreto - solo fra me e te? - Io non conosco la mia
prossima tappa - non so chi voglio diventare.” [The Other
Side Of This Life - Peter, Paul & Mary]
Pino è il primo regalo di questa giornata. Galeotta fu una chitarra
che stavo vendendo in rete e su cui lui fece un pensierino. Non
l’acquistò ma iniziammo una corrispondenza fra maniaci delle sei
corde e una collaborazione musicale (la
trovate qui). L’idea di questa giornata di musica e amicizia
lo colpì e volle esserci. Oh, dico, il buon Pino abita a Tivoli,
non a Ivrea! Ebbene, si è afferrato un aereo ed eccolo sotto le
Alpi. Inizialmente, per paura di disturbare, farfugliava assurdità
tipo: “arriverò con una Stratocaster smontata… mi servirà una
chiave a brugola per rimontare il manico…” come se io non avessi
sui miei scaffali una chitarra in più da prestargli! Ben presto lo
convinsi ad usare la mia Stella Solitaria e, nonostante la difettosa
regolazione delle corde (Pino è il più esperto – e maniacale –
intenditore e bricoleur di chitarre, amplificatori ed effetti
che abbia mai acchiappato un fungo in un sottobosco europeo!) seppe
farne buon uso.
“Il cerchio resterà intatto - via e via e via - c’è una migliore
dimora che ci aspetta - su nel Cielo, Signore, su nel Cielo.”
[Will The Circle Be Unbroken - The Nitty Gritty Dirt Band]
Con
Fulvio, altro Cancro ma più bonario ed equilibrato, avevamo
costruito sotto il marchio East 2 West un repertorio di antiche
canzoni western, battezzato Le
Vecchie Canzoni del Nuovo Mondo e da lì abbiamo attinto,
coinvolgendo in alcuni cori orecchiabili e ben noti le coriste
presenti.
“Tu stai a casa - lei esce - Lei dice che un tempo conosceva qualcuno
che ormai se n’è andato - Lei non ha bisogno di lui.” [For
No One - The Beatles]
Annalisa è una colonna del Gruppo B, i contralti del Coro
Largabanda; tenace, organizzata, propositiva, da pochi mesi è stata
folgorata sulla via di Damasco e si è comprata un grosso, pesante e
sonoro basso ed ha iniziato a studiarlo con serietà e costanza.
Nonostante la giovane età, è appassionata ed esperta dei Fab Four
(come potrei dichiararmi anch’io, che possiedo una trentina di
libri, manuali, biografie, curiosità sul gruppo più famoso ed
influente di sempre); così le ho proposto di debuttare in questa
nuova veste arrischiandoci in duo con un pezzo di John e due di
Paul. Se non fate troppi confronti con gli originali, possiamo dire
che la scommessa è stata vinta, soprattutto grazie ai precisi e
scanditi e rotolanti giri del suo strumento.
“Signora libertà, signorina anarchia.” [Se Ti Tagliassero A
Pezzetti - Fabrizio De Andrè]
Sempre
il nostro Fulvio nel 2009
in occasione del decennale della scomparsa dell’artista volle
metter su un gruppo per un concerto-tributo che chiamammo Gli
Amici di Faber: quattro musicisti ed una vocalist. Fulvio ha
continuato con questo repertorio affiancandosi alla dotata e
melomane Marina (Capo
Coordinatore e Memoria Armonizzante del Gruppo B) che,
automaticamente, è così diventata la vocalist degli Amici,
ricostituitisi per questa giornata.
“Un gabbiano mira a un pesce - non ci riesce - si rituffa più lontano
- Il Pacifico è il suo nome - non so come - è uno specchio blu
prussiano.” [La ballata Del Mare Salato - Franco Nervo]
Lord Theremin, al secolo Lorenzo Giorda, è un vecchio amico di
gioventù (la sua), che dopo aver bordeggiato sotto costa con
strumenti e repertori più tradizionali, anche se sempre
intelligenti e coinvolgenti, improvvisamente si è buttato in mare
aperto cavalcando quell’incredibile strumento d’aria che è il
theremin di cui è diventato maestro indiscusso. Alcuni anni fa
aveva accompagnato il sottoscritto in un
recital da cantautore, le mie vecchie rime cucite su pochi
accordi e oggi abbiamo riproposto un breve stralcio di quello
spettacolo, soprattutto per stupire i presenti con gli ululati, i
sospiri, i sibili, le strida che i misurati e ieratici gesti del
Lord traggono dalla sua scatola rosso inferno.
"Tutta
la vita, a far suonare un pianoforte, lasciandoci dentro anche le
dita..." [Tutta La Vita - Lucio Dalla]
Un
sabato impegnativo per molti dei partecipanti e aspiranti tali. Fra
rinunce, intoppi, ritardi, impegni sovrapposti, partenze anticipate,
il vai-e-vieni è stato pressoché continuo. Così, appena comparsi
Donata e Umberto, senza perder tempo il Coro
Largabanda si è compattato intorno a loro per fornire il
suo armonico contributo alla giornata. Ottima performance intaccata
solo dalla mia sbadataggine che mi ha fatto dimenticare di accordare
la Mustang con cui effettuare il mio unico assolo che è venuto
angosciosamente dissonante. Le avrei staccato la paletta a morsi!
“Hai già preso quella parte che una volta era il mio cuore - perciò
perché non prendi tutto di me?” [All Of Me - Marks/Simons]
Silvia (ancora un Cancro ironico ed emozionabile, soprano del Gruppo
A) si cimenta con questo classico jazz degli anni ’30,
dall’andamento swing e dalla struttura atipica, non rientrando
nella classica progressione armonica II-V-I più sfruttata dai
jazzisti (...Wikipedia, ragazzi!), aggiungendo la sua
interpretazione intensa e serena a quelle di Billie Holiday e Sarah
Vaughan.
“Ogni giorno, ogni giorno ho il blues addosso - Se si parla di
tristezze e di casini - lo sai, io ne ho la mia brava
parte.” [Everyday I Have The Blues - Chapman]
Questa
giornata si è retta sull’indefesso apporto dei miei soci BlueStyle:
Rolex ha ricamato assoli
sin dal primissimo pezzo; Marcello
ha improvvisato scat e riff da par suo; Dario,
oltre che bluestyler e faberamico, si è anche prestato a sostenere
l’esibizione del coro col suo drumming serrato e preciso. Però a
un certo punto, pur snobbati da gran parte dei presenti intenti a
piluccare qualche fettina di salame, sorseggiare un ditale di vino o
ginger, sgranocchiare le minuscole pizzette, assaggiare i chicchi di
riso in insalata, completando il tutto con una antica bignola del
francescano buffet predisposto e sapientemente gestito da Moja,
ci siamo guardati in faccia e abbiamo prepotentemente iniziato a
jammare sui nostri eterni tre accordi (a volte anche solo due, o
magari uno). Complici del misfatto tre ospiti d’eccezione: la
sonante e lirica chitarra sudista di Marco
Zisa, bluestyler doc; uno scatenato Umberto
Cariota al piano, che padroneggia fin meglio del suo celebre
basso; il fraseggio sofisticato e intelligente del nostro Pino
Pasquali da Tivoli, che a fine serata mi confidò stupitissimo
di aver ricevuto un sacco di complimenti da parte di tutti i
presenti e non si spiegava il perché. Sospirai, lo presi
paternamente per le spalle e, trattandolo da caso incurabile quale
in effetti è, con voce pacata ma decisa gli promisi che avrei
investigato a fondo su questo fatto così bizzarro e se avessi
trovato una spiegazione razionale lo avrei fatto partecipe.
“Mi hai cacciata - mi hai trovata - ma son molto più furba di te -
Sono una timida volpe - sono un’astuta volpe - e ti insegnerò un
paio di cosette…” [The Fox - Steeleye Span]
Donata
ed io, il duo Red Fox
alle prese con le antiche ballate della tradizione anglosassone e
celtica. Per approfondimenti: qui
e qui.
“Ma’, appoggia le mie pistole a terra - non le userò mai più - Quella grande nube scura sta scendendo - e mi sento come se bussassi
alle porte del Cielo” [Knockin’ On Heaven’s Door - Bob Dylan]
Tutti
sul palco per il Gran Finale,
voci e cori e scambi e assoli e fiato e corde e tasti e libertà.
La
festa è finita. Spacchetto stupito e grato i regali che mi sono
inaspettatamente piovuti da più parti. Però l’ambiziosa scaletta
da me certosinamente costruita presenta dei buchi: Silvana è
scappata senza presentarci il Gaber a cui io avrei fatto da pendant
con un altro suo ironico pezzo; idem per i Catweasle, fugacemente
rappresentati da Savino; idem per Dora e la Summertime preparata in
Sol giusto per lei, i sofisticati blues di me e Rolex e il mio David
Crosby e Vecchioni e Buckingham e Hendrix… insomma, dopo quasi
quattro ore di musica un sacco di materiale è rimasto nelle dita e
nella gola. Che dite: la rifacciamo?
Questa
la fredda cronaca della giornata. Per emozioni e commozioni
citofonare Franco.
*
* * * *
Home: www.bluestyle.org