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Dipinto e disegni di Moja
Elaborazioni fotografiche: LC graphica
Edizioni Triskel, 2001
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La Porta di Samain
Nella notte di Samain, la festa celtica del primo di novembre, le porte dell'Altromondo si schiudono permettendo il transito fra il reale e il fantastico. Allo scoccare del terzo millennio la porta si aprì e Rosalba Nattero, Luca Colarelli, Giancarlo Barbadoro, Andrea Lesmo e Gianluca Roggero (i cinque componenti del Laboratorio Musicale del Graal) furono catturati da un magico vortice ritrovandosi quindici secoli addietro, ai tempi di Artù, trasformati nelle loro celtiche controparti: Dawn l'Armoniosa, Lokart lo Splendente, Barbadoro il Silente, Andorius l'erborista, Gyot il falconiere. Là li attendono sfide e tradimenti, ricerche e misteri, che affronteranno contando solo sulla loro amicizia e sugli ideali che li hanno accompagnati attraverso la magica porta. E sulla complicità dell'autore.
"Perchè lo scopo dichiarato è l'Emozione (con l'iniziale maiuscola) e in questo intento il circolo si chiude con la stessa ispirazione che ottocento anni fa ha creato il romanzo cavalleresco e che continua a trattare di Artù e della materia di cui son fatti i sogni." (dalla prefazione di Renato Bordone)
Nel 2012, con il beneplacito dell'autore, il racconto "La giustizia di Artù" è diventato un fumetto a cura di Studio Creative Comics, testi di Alessia di Giovanni, disegni di Stanislao Rossi e Daniele Statella.
Dal 2° episodio - La Sfida di Morgana
Nell'ammirato silenzio della corte di Camelot, l'Armoniosa e lo Splendente stavano cantando e suonando le loro canzoni. Il suono morbido del liuto e il tintinnare dei sonagli accompagnavano la purissima voce di lei e il forte controcanto di lui. Le voci si inseguivano e si sovrapponevano, si alternavano e si univano seguendo un ritmo veloce e cadenzato che tradiva la sua origine contadina, ma fors'anche qualche reminiscenza dei canti di guerra dei feroci pirati danesi, in quell'imbastardimento di culture diverse che da sempre è garanzia di vitalità e fantasia. L'ultima nota fu accompagnata dal compiaciuto applauso del re che ancora una volta volle complimentarsi con i due musici. "In verità nel vostro canto e nelle vostre melodie si coglie lo spirito stesso della nostra Britannia: la festosità che accompagna la pur dura fatica nei campi e nel contempo lo spirito guerresco e fiero dei nostri fedeli sudditi. In fondo - riflettè quasi fra sè - le vostre musiche riecheggiano veramente dei vostri viaggi, delle cose che avete visto, delle gioie e dei dolori della nostra gente..." Nella pausa pensosa che seguì le ultime parole del sovrano, Dawn s'inserì. "E' vero sire - disse - i nostri viaggi ci hanno portato a contatto con molti problemi e qualche ingiustizia. E se voleste essere così generoso da ascoltare le mie parole così come fate col mio canto vi racconterò una di queste." E ancor prima di attendere il consenso del re, ignorando il cenno di disapprovazione e di cautela che Barbadoro le aveva frettolosamente rivolto, avendo egli ben compreso di cosa l'amica volesse parlare, proseguì.
"Vi è, al di là del mare, sui vostri possedimenti nella regione chiamata Arzonea, un alto monte, ricco di foreste, noto come Monte Gramlot. Il monte è sacro ai druidi di quella contrada, che ne traggono le pure acque e le erbe curative e sulle cui pendici eseguono i riti della loro scienza e del loro culto. Già vostro padre, re Uter, aveva dichiarato il luogo inviolabile e concesso loro piena libertà e autonomia. E tuttavia ora questo impegno è stato trasgredito, poichè una congregazione di monaci e studiosi, con l'appoggio di Roma e del Santo Padre, stanno occupando il monte e tagliando la foresta per costruire sulla cima una cittadella ed un'alta torre. Il motivo, dicono, è lo studio del cielo e delle stelle, sicuramente limpide e scintillanti se osservate da tale altezza. E però da un male non ne può venire un bene e non è giusto stracciare così antichi editti e violare il sacro monte. Anche perchè esistono nella regione altre cime che ben si presterebbero alla bisogna. I druidi di Arzonea lamentano che hanno inviato un messaggio al re per averne giustizia, ma finora nulla è stato risposto ed i lavori stanno proseguendo distruggendo gli alti pini e deviando e contaminando le limpide acque. Vi imploro, sire, di voler far cessare tale scempio, imponendo il rispetto degli antichi patti!" L'implorazione di Dawn suonava più una decisa esortazione, se non addirittura un rimprovero e un'imposizione e le sue parole furono seguite dal risentito brusio dei nobili presenti.
Ne approfittò Barbadoro per accostarsi a Dawn e bisbigliarle concitato: "Donna! Non sai quello che hai fatto! Ho appena avuto sentore che anche l'infida Morgana è segretamente coinvolta nell'occupazione del sacro monte! Ella vuol leggere nel cielo i numeri e le forze per avvantaggiarne le sue magie. E inoltre fortificherà quel luogo, che è strategicamente possente e che diverrà così un'invincibile roccaforte in cui rifugiarsi quando deciderà di sfidare apertamente Artù. Che imprudenza porre il problema qui, davanti a tutta la corte e alla presenza di lei. E con quei toni, poi! Vuoi giocarti il favore del re?" Ma Dawn replicò quietamente alla sfuriata dell'amico: "Caro Jan, dovremo quindi chinare il capo di fronte all'ingiustizia e al sopruso? Vergognarci delle cose in cui crediamo? Pregare Artù di nascosto, circuirlo astutamente, assecondarne gli umori? No: qui e ora! Aiutami, ti prego."
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